“E’ una boutade. Anzi, una balla quella propagandata da An e Alemanno secondo cui i cittadini romani pagheranno per Malagrotta”. Si è insediato da appena una settimana e in un anno di mandato dovrà maneggiare parecchie patate bollenti. Corrado Carrubba, avvocato e membro della “Sinistra ecologista” Ds, è il nuovo Commissario straordinario dell’ArpaLazio, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale. Chiacchierando con RomaOne.it, ha da dirne su tutti i fronti, dai rifiuti a Civitavecchia, passando per Gaia e Ciampino. Dieci domande e mai una risposta banale.
Carrubba, il tema è di stretta attualità: chi paga davvero per il risanamento di Malagrotta?
“Dal 2003 esiste una normativa sulle discariche secondo cui il soggetto gestore deve riscuotere una tariffa che fa pagare al Comune competente. Nell’ambito di questa tariffa c’è una quota che vale per la gestione ‘post-mortem’, diciamo così, della discarica. Gli aumenti di cui si parla a Roma non sono legati, come si dice, al costo della bonifica di Malagrotta, ma sono dovuti al fatto che la Regione ha dovuto adeguare le tariffe di Malagrotta alle norme di legge. Quindi si tratta di una somma che il gestore deve riscuotere comunque: soldi che non vanno nel bilancio corrente ma in un fondo di riserva”.
In parole povere?
“Una cosa è la messa in sicurezza e un’altra la bonifica vera e propria. Secondo la norma, quando la discarica chiuderà, chi l’ha gestita avrà ancora 20 anni per la ‘cura’ del sito in fase ‘post-mortem’. E a tal fine utilizzerà il fondo di garanzia. Poi si vedrà se ci sarà bisogno di una vera e propria bonifica: in quel caso l’onere spetta soltanto al gestore o eventualmente al proprietario del sito inquinato. Per fortuna, paradossalmente, nel caso di Malagrotta il sito è privato. In ogni caso la messa in sicurezza è solo la prima fase della bonifica. Sono due cose diverse. Tra l’altro, su Malagrotta c’è già una procedura di bonifica aperta: si stanno presentando i progetti e quando sarà il momento toccherà ai soggetti interessati pagare”.
L’ambiente è ormai una priorità assoluta nell’agenda politica e amministrativa. Quali sono gli obiettivi del suo mandato?
“L’Arpa è nata nel ’99, ma da allora è cambiato tutto. L’agenzia andrà riordinata in base alle norme regionali e rilanciata come luogo forte dei controlli ambientali. Ma noi non vogliamo soltanto fare i ‘cerberi’, ci interessa anche dialogare e assistere la pubblica amministrazione, lavorare per esempio sulle certificazioni ambientali e sui controlli di qualità”.
Il suo lavoro è appena iniziato. Si è già fatto un’idea di possibili centri di spreco o di inefficienza da rivedere all’interno dell’agenzia?
“Non si tratta di sprechi da eliminare. Anche perché stando nell’ambito del bilancio regionale c’è poco da ‘scialare’. Più che altro va razionalizzata la spesa e rivisto l’utilizzo delle risorse umane (risulta ad oggi smentita l’ipotesi di un trasferimento della sede centrale dell’Agenzia da Rieti a Roma, ndr)”.
Altro vecchio pomo della discordia è la centrale di Civitavecchia. Riconversione sì o no? Marrazzo di recente ha chiesto attenzione per la salute dei cittadini.
“Noi controlleremo che qualunque attività lecita sia svolta nel rispetto della legge. Nel caso specifico, però, il governatore ci ha chiesto qualcosa in più, ossia un ruolo di controllo preventivo dell’impatto ambientale della centrale su quel territorio. Creeremo un tavolo tecnico-istituzionale a Civitavecchia che faccia un supplemento di indagine per capire come l’impianto può incidere sulla qualità dell’aria. E la stessa cosa faremo per Aprilia”.
Che genere di tavoli saranno? E con che tempi?
“Parteciperanno gli enti locali, l’Arpa stessa, la Regione e il Cnr. Proprio oggi ho parlato con Marrazzo e mi ha chiesto di attivarmi al più presto. Conto realisticamente di riuscire ad avviare i due tavoli da qui a un paio di settimane, comunque entro marzo. Si tratta di consessi che saranno aperti anche al contributo di cittadini e associazioni”.
A proposito ancora di rifiuti, le sembrano realistici gli obiettivi posti da Marrazzo per la differenziata: 40% nel 2007 e 50% nel 2009?
Certo, è una sfida difficile e ci sarà da lavorare tosto, visto che partiamo da un 10% regionale e un 20% di Roma”.
L’anima “verde” del mondo politico regionale, e non solo, crede poco in un futuro costellato di inceneritori e termovalorizzatori.
“Ad oggi abbiamo un sistema di legge che prevede un mix di modalità di gestione, recupero e smaltimento. Pur con una massiccia incidenza della raccolta differenziata, però, è difficile immaginare un ciclo dei rifiuti che non faccia per nulla ricorso al recupero energetico. A meno che non si utilizzi in modo intensivo la discarica, Ma presto in discarica non potranno più finire i rifiuti che superano una certa soglia di potere calorifico”.
Che fine farà il Consorzio Gaia?
“Vogliamo salvaguardare la bella esperienza che esso rappresenta, in fondo si tratta della seconda azienda pubblica del Lazio. Noi lavoriamo a un salvataggio che non sia uno spezzatino. Nessuno deve pensare di comprarsi i gioielli di famiglia, cioè i due impianti, e gettare via il resto. Bisogna mantenere intatto il ‘pacchetto’ Gaia, grazie al quale vivono 400 famiglie, senza considerare l’indotto”.
Periodicamente si riaccende la polemica sull’impatto ambientale dell’aeroporto di Ciampino. La soluzione è Fiumicino o un terzo scalo?
“Mi pare che emerga chiaramente come il trasporto aereo laziale non può più ruotare soltanto su Roma. Il decongestionamento è essenziale e credo sia il caso di puntare su un terzo aeroporto piuttosto che su Fiumicino. E poi non è detto che questa moda del ‘low cost’ faccia bene al nostro modello di sviluppo. Non è detto che sia l’unica soluzione possibile. Io, da ambientalista, preferisco andarmene a Bratislava con la mia compagna in auto, invece di prendere un volo. E’ più romantico, no?”