RADICALI ROMA

Mandiamo a casa l’Italia del Sessantennio

Da L’Altro del 18 Settembre 2009

Radicali

Mandiamo a casa l’Italia del Sessantennio

Di Marco Pannella

Cari Maestri, cari Franco Cor­dero, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, vi invio questa seconda Lettera Aperta (per mera conoscenza, anche alla Federazione della Stampa). Vi prego di dare un qualche cenno di risposta, se appena vi fosse possibile ritenere non disdicevole un accenno di dialogo pubblico con me. Ve ne sarò riconoscente. Vorrei chiedervi:

1. Letteralmente, oggettivamente, è infondata la mia valutazione e la mia denuncia del fatto che la situazione dell’Amministrazione della Giustizia italiana è oggi infinitamente peggiore perfino di quella che l’Italia visse nel Ventennio di legalità fascista?

Mi riferisco alla Giustizia con l’infame sua appendice carcera­ria.

2. E’, oltre che esatta, anche vera la constatazione che, appena promulgata, il primo gennaio 1948, la Costituzione repubblicana, il Potere partitocratico protratto dell’ex-CNL subito avviò una radi­cale opera di distruzione della Costituzione stessa, dal 1948 fino al­meno alla fine degli anni Settanta?

In particolare è vero o no che:

1. Il nuovo Stato, la Repubblica, avrebbe dovuto essere costruito democraticamente cioè con l’uso –da parte dei cittadini di quattro schede (tre elettorali e l’altra referendaria) consentito invece solo dopo un quarto di secolo, per eleggere regioni e governi legislativi regionali e per compiere scelte referendarie?

2. I codici Rocco, fascisti, furono scalfiti, modificati, nello stesso periodo, solo a opera delle primissime Corti Costituzionali, mentre furono ferreamente difesi a lungo dal Potere partitocratico “plura­le”, succeduto a quello “unico” mussoliniano?

3. Gli interventi della Corte Costituzionale invece in tema refe­rendario sono stati di vera, radicale modifica autoritaria e oligar­chica, politica della Costituzione?

In patente, totale contraddizione con quanto indicato dall’articolo 21 della Costituzione, nonché dalla legge attuativa n.47 dell’8/2/1948, per tre decenni tutti i processi per diffamazione e affini a mezzo stampa, a tutela dell’onore e della reputazione, svol­sero al di fuori e contro lo speciale, prescritto “rito direttissimo”, che ordinava tassativamente al giudice di “emettere la sentenza nel termine massimo di un mese dalla data di presentazione della que­rela o della denuncia”.

Per decenni, dunque, non si è giudicato secondo il prescritto “rito direttissimo”, né su quello ordinario, ma secondo l’arbitrio dell’un magistrato o dell’altro.

Se possono trovarsi scandalosi comportamenti istituzionali in un qualsiasi Stato di diritto. Il nostro Centro Calamandrei fu l’unico a denunciare i pericoli immensi che nella società italiana si sarebbero verificati subendo tale realtà. Oggi l’Italia la paga a carissimo prez­zo. Autori, pressoché unanimi, i “democratici” e il costituzionali­smo del REGIME di monopartitismo partitocratico, organizzato in due branchi criminosi anche in questo.

Spero che vogliate aiutare a comprendere meglio il nostro vissuto , come popolo (“sovrano”), come Istituzioni (responsabili o irrespon­sabili), come attori politico-culturali di questo nostro tempo e terri­torio. M’auguro che non ci si limiti a parlare d’altro, ad esempio del “clima”, dell’”atmosfera”, della “sostanza” a fronte delle “for­me” costituzionali, istituzionali, “socio-economiche” della storia e della natura dell’Italia “1948-2009”.

Ribadisco che gli abituali organizzatori “democratici”, struttura parapubblica che ha “ereditato” averi, patrimoni, privilegi e stru­menti, forza monopolistica, fino a poco tempo fa, del “sociale do­polavoristico” del Ventennio, ha per quasi mezzo secolo impedito il manifestarsi di massa e d’opinione a favore dei massimi obiettivi di Riforme istituzionali e sociali: quelli della Giustizia e dell’Informa­zione.

Reazione storicamente adeguata alla Liberazione ed alla Costitu­zione, contro democrazia e Stato di diritto, è stata ed è quella della cosiddetta “prima Repubblica”, quella “al di sopra di ogni sospet­to”. L’abbiamo compreso e combattuto nei decenni di Giustizia e Libertà, dell’azionismo liberale, del Non Mollare, di Risorgimento Liberale e di Italia Socialista, del “Mondo”, della Sinistra Liberale e del Partito Radicale. Dei Gobetti e dei Rosselli, dei Calogero e Capitini, degli Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, dei Loris Fortuna e degli Umberto Terracini, dei Pannunzio e dei Montanelli.

L’Italia perbene che risponde alle convocazioni per la libertà di stampa, indette in extremis dagli eredi degli “antifascisti” continua­tori del Ventennio nel “loro” Sessantennio.

E’ giunta l’ora di mandarli a casa, a riposo. Vogliamo organizzare come Radicali l’obiettivo di un Governo e di una Rivoluzione, “americana”, federalista, democratica e liberale di classe. Aiutateci, invece di rassegnarvi all’eterno meno-peggio. Esistono le condizioni oggettive per farcela, cioè anche il dovere partigiano di Non Mollare e di con-vincere.