«L’urgenza della questione pone il legislatore di fronte all’esigenza di trovare in breve tempo delle soluzioni che siano incisive, che nascano da un ampio confronto di tutte le forze politiche e che siano in grado di superare i conflitti ideologici esistenti». Il presidente del Senato, Franco Marini, invita il mondo politico a stringere sul testamento biologico e lo precisa nel suo messaggio al convegno internazionale promosso dalla Commissione Sanità di palazzo Madama. Un incontro che si è aperto ieri e si concluderà stamattina alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
«Potrebbe arrivare a giugno nell’aula del Senato il disegno di legge sul testamento biologico e spero che sia un testo largamente condiviso — si augura il presidente della Commissione Ignazio Marino — questa legge non si occupa né di eutanasia né di suicidio assistito, probabilmente verrà indicato con chiarezza che queste due pratiche rimangono per il Parlamento italiano un reato e nello stesso verrà indicato che tutti i pazienti devono avere la garanzia dell’assistenza in qualsiasi fase della malattia. Poi all’interno di questa cornice ognuno dovrebbe essere libero, come dice la Costituzione, di scegliere quali terapie accettare e quali rifiutare».
Riuscirà, il nostro Parlamento, a recuperare il ritardo che accumulato rispetto a quasi tutti i Paesi europei? Riuscirà ad approvare una legge che permetta al paziente, prima di non essere più in condizione di esprimere la sua volontà, di decidere se vuol essere curato o no, o come essere accompagnato senza dolore alla fine della sua esistenza?
L’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, presente al convegno, non è ottimista: «Il Parlamento farà una certa fatica a fare una legge sul testamento biologico. Ci sono tesi, sia in un senso che nell’altro, che sono molto marcate».
Che il cammino del disegno di legge, ce ne sono otto depositati al Senato, sarà complesso ed irto di ostacoli. Lo conferma la senatrice Paola Binetti, parlamentare della Margherita, esponente di punta dello schieramento teodem. «Io sono contro l’obbligatorietà del testamento biologico, favorevole all’obiezione di coscienza dei medici, e ovviamente non credo che la nutrizione artificiale sia un bene disponibile». Nonostante tutto il ministro della Salute, Livia Turco, non perde le speranze: «Mi auguro che il Parlamento trovi una larga intesa. Il valore delle scelte del malato, il diritto all’autodeterminazione, il divieto di accanimento terapeutico, sono ormai parte della nostra cultura, ma disciplinati in maniera indeguata — dichiara il ministro — le proposte all’attenzione del Parlamento sono un’opportunità per colmare una lacuna e dare piena attuazione sia alla Costituzione e che alla convenzione di Oviedo». Dopo mesi di silenzio leva la sua voce Mina Welby, vedova di Piergiorgio. «La legge sul testamento biologico dovrà prevedere la possibilità per il paziente di rifiutare le cure, quando non migliorano la situazione o non aiutano — è il suo commento — nel caso Piergiorgio l’eventuale esistenza di una legge sul testamento biologico non avrebbe cambiato nulla. Lui era cosciente e nella piena volontà fino alla fine, voleva essere aiutato a morire senza dolore».