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Meno sole c'è, più si sfrutta Paradosso italiano sulle rinnovabili

ROMA “Chi ha il pane non ha i denti”. La vecchia saggezza popolare è sempre attuale, anche se bisogna sostituire filoni, pagnotte e rosette con il sole: chi ce l’ha non ha i pannelli per sfruttarlo. La sconsolante verità emerge dal rapporto “Comuni rinnovabili 2005” presentato oggi a Roma da Legambiente nel corso del convegno internazionale “Le città del Mediterraneo alla sfida di Kyoto”.

Le statistiche elaborate dall’associazione ecologista certificano infatti che i comuni italiani dove il solare termico e fotovoltaico è maggiormente sfruttato sono Trento e Bolzano, due tra le città più settentrionali e fredde della Penisola. La classifica dei pannelli solari termici installati nel nostro Paese (quelli utilizzati esclusivamente per produrre acqua calda) è guidata dal capoluogo altoatesino, con quasi 5 mila metri quadrati, seguito da Trento, con 4.300. A parte l’eccezione di Lecce, piazzata in terza posizione con 2.100 metri quadrati, nella graduatoria dei primi venti comuni le città meridionali scarseggiano e occupano le parti basse della classifica: Ragusa è tredicesima, Trapani quindicesima e Palermo diciannovesima.

Scenario molto simile emerge dalla fotografia della presenza dei pannelli solari fotovoltaici, quelli in grado di produrre vera e propria corrente che grazie al recente decreto sul Conto energia il singolo cittadino può ora “vendere” alla rete elettrica nazionale. In testa in questo caso è Trento, dove si producono 210 mila kW ogni anno, seguita da Alessandria, Brescia e Bologna. Prima città del Sud in graduatoria è Palermo (38 mila kw/h), al quinto posto, seguita da Cosenza, al sesto. Poi tra le prime trenta figurano solo Crotone (11), Ragusa (12), Avellino (23) e Lecce (24).
“Il risultato di questo lavoro – commenta il presidente di Legambiente Roberto Della Seta – evidenzia un Paese che sconta ancora forti ritardi nella diffusione delle fonti rinnovabili, con buone pratiche distribuite a macchia di leopardo che sottolineano ancora il voto insufficiente alla manovre adottate dalle amministrazioni pubbliche verso politiche energetiche sostenibili. Basti pensare che sui 103 capoluoghi di provincia cui è stato inviato il nostro questionario solo un 40% ha dimostrato di dedicare attenzione alle energie alternative”.

Se il modello da seguire rimane la fredda ma evoluta Germania, sarebbe già molto se l’Italia riuscisse a prendere esempio dalla Spagna, che sta rapidamente colmando il divario con la tipica sensibilità ambientalista dei paesi del nord Europa. Tempo fa Silvio Berlusconi, nel pieno della lite con l’europarlamentare della Spd Martin Schulz, ironizzò sull’invidia che i tedeschi provano per il nostro clima. E’ possibile, ma di certo quel poco sole che hanno lo sanno sfruttare a dovere. Basti pensare che una città come Friburgo, quasi 200 mila abitanti, ha installato sui suoi tetti 9.800 metri quadri di pannelli termici e pannelli solari per una potenza di 4.782 kW.

Provvedimenti efficaci sarebbero in grado di far recuperare rapidamente terreno. “A Barcellona – sostiene Legambiente – grazie all’Ordenanza Solar, che obbliga l’installazione di pannelli solari termici in tutti i nuovi edifici, nel giro di tre anni si è passati da 1.650 mq di pannelli solari termici installati a 26.181 mq., con una media di 16,39 mq ogni 1.000 abitanti. Un provvedimento che ha permesso di realizzare una innovazione energetica, edilizia e ambientale straordinaria. Il processo si è esteso a tutta la Spagna e oggi tutte le principali città hanno adottato il provvedimento: da Madrid a Valencia, da Siviglia a Granada”. Un timido ma positivo passo in questa direzione, sottolinea Legambiente, è stato compiuto da Roma, il comune all’avanguardia in Italia per l’utilizzo di energia alternativa negli edifici pubblici. Sui tetti di scuole, uffici e biblioteche della capitale sono in funzione attualmente 930 mq di pannelli solari termici e 178 kW di pannelli solari fotovoltaici.