di Francesco Mingiardi
Quando si parla di metro C e si legge che Roma Capitale è debitrice di 11 milioni di euro, bisognerebbe riprendere in mano le carte della storia infinita di quella che avrebbe dovuto essere la terza metropolitana di Roma e, invece, è solo un buco, in tutti i sensi. Si capirebbe come è possibile che un’opera che avrebbe dovuto essere progettata e consegnata chiavi in mano nel 2013 diventa il cantiere infinito all’italiana. Una tradizione che nuovi fondi pubblici rischiano solo di consolidare. Metro C è un’economia parallela creata per essere eterna. Tutti hanno la loro fetta di responsabilità. Anche chi oggi continua a declamarne le virtù prescindendo dalle reali capacità trasportistiche e dalla concreta possibilità di completare l’opera. Le nostre denunce giacciono in procura da anni. In un paese normale si sarebbe portati a pensare che languono lì perché infondate. A noi però non è mai stata comunicata l’archiviazione. Di tanto in tanto, poi, viene indagato qualcuno, anche se nulla cambia e le talpe stanno sempre ferme, forse in attesa che si sposti la cristalliera dove si pensa di farle passare. Il progetto di una metro per Roma è troppo importante per lasciarlo morire, ma bisognerebbe ripartire proprio dalla progettazione, perché andare a tentativi evidentemente non funziona più. Che ne pensano i candidati alle comunali?