RADICALI ROMA

Fermata metro Repubblica chiusa da 4 mesi: Comune prigioniero di ATAC

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di Tania Pace

Quasi quattro mesi, 125 giorni per la precisione, sono trascorsi dalla chiusura totale della centralissima fermata della Metro A – Repubblica.

In 125 giorni non si è riusciti a riparare la scala mobile che nell’ottobre 2018 con la sua rottura aveva provocato il ferimento di numerosi turisti russi.

Dopo 125 giorni, e dopo ripetute chiusure di altre stazioni per malfunzionamento di scale mobili, tapis roulant, etc (Barberini, Spagna, Flaminio), il presidente della Commissione Mobilità Enrico Stefàno si mostra appagato dalla spiegazione che ha appreso durante un sopralluogo alla stazione Barberini: “Così ci hanno raccontato quando siamo andati alla stazione Barberini per un sopralluogo. Purtroppo c’è un problema di ricambi. Non sono così facili da reperire e ci vuole tempo per averli. Così, stando a quello che ci hanno detto, è capitato che venissero presi da altri impianti”. D’altronde, che impianti di altre fermate vengano cannibalizzati, come rivelato anche dal capogruppo 5S Giuliano Pacetti in un confronto con un dirigente Atac in una seduta di commissione Trasporti “Per ripararne una se ne cannibalizza un’altra. Così ci hanno raccontato i tecnici” non sembra costituire un problema per il Campidoglio.

Ma un problema enorme invece lo è per i romani e per tutti gli utenti che sono costretti ad allungare il loro tragitto per raggiungere le zone servite dalle fermate chiuse. E’ un problema enorme per gli esercenti vicini alla fermata di Repubblica, che vivono un drastico calo di affari nelle loro attività, e per tutti coloro che ogni giorno sono costretti a sfidare la sorte su impianti fatiscenti, la cui affidabilità è quanto mai dubbia.

Le parole di Enrico Stefàno, che dopo la supina presa d’atto degli assurdi rimedi adottati come quello di smontare altre scale mobili per prenderne i pezzi si trincera dietro un “Dobbiamo rispettare tempi tecnici, altro non si può fare”, e la serafica tranquillità dell’Assessore comunale alla Città in movimento, Linda Meleo, dal cui Ufficio fanno sapere che “Ad Atac chiediamo aggiornamenti settimanali. Nei prossimi giorni incontreremo una rappresentanza di commercianti per raccogliere le loro istanze” restituiscono la fotografia di quel circolo vizioso che esiste quando il controllore coincide di fatto con il controllato. Una drammatica fotografia della totale impossibilità per il Comune di Roma di esigere che il servizio pagato ad Atac a caro prezzo e con i soldi pubblici venga svolto.  Un meccanismo perverso che il referendum per la liberalizzazione del trasporto pubblico locale si prefiggeva di interrompere e che invece, per volontà in primis del sindaco Raggi, sembra debba continuare a funestare i romani e la loro città negli anni futuri.