RADICALI ROMA

MOLDAVIA: VERSO UNA NUOVA LEGALITA’

Chisinau, 6 Marzo 2005, ore 17:00

di Pietro Paganini

Parte prima

Non ci sono stati quei brogli evidenti né quell’arroganza burocratica
che ci si aspettava e che ci hanno raccontato. L’imbroglio elettorale
se c’è stato, è stato perpetrato prima, attraverso il controllo della
propaganda e – noi italiani lo conosciamo bene – l’accesso
all’informazione. Se invece imbroglio ci sarà, esso sarà costruito al
momento del conteggio. Ma io credo che l’eventuale quanto probabile
vittoria dell’attuale governo comunista alle elezioni nazionali
moldave dovrà essere attribuita alle sottili strategie della
propaganda elettorale e del totalitarismo amministrativo, piuttosto
che alle evidenze di brogli.

La giornata elettorale che abbiamo fin qui vissuto non ha quindi
avuto quegli attributi di imbroglio stalinista, ma si è svolta
regolarmente, almeno fino ad ora, a poche ore dalla chiusura dei
seggi. Non siamo ancora in grado di avere una fotografia chiara,
soprattutto non siamo riusciti a raccogliere i risultati del
monitoraggio – sicuramente più sistematico – operato dall’OCSE.
Certamente, il sottoscritto (Pietro Paganini) e il compagno radicale
di viaggio Nicola dell’Arciprete si sono scelti un luogo caldo per
“osservare” la correttezza del voto moldavo”: l’istituto
penitenziario di Chisinau.

Siamo stati gli unici ad addentrarci, forse alla ricerca della
cospirazione, dell’imbroglio, ma più probabilmente vogliosi e curiosi
di verificare le condizioni del sistema carcerario Moldavo – su
questo argomento tornerò più tardi.

Quello che mi preme comunque dire e sottolineare è che il lavoro di
molti osservatori non è sempre stato limpido, ma guidato dalla
preoccupazione che ad imbrogliare potessero e dovessero essere solo i comunisti, i cattivi. Questa credenza si fonda naturalmente sua una
serie infinita di fatti a cui i compagni, soprattutto a Est, ci hanno
spiacevolmente abiutato. Tuttavia, in questi giorni, da liberale, ho
imparato che, anche qui, la legalità è una mancanza che coinvolge
molte più parti, non solo i comunisti. Le carte false, l’imbroglio
sono pronti a farlo in molti, anche tra quelli della presunta
opposizione, dove i trascorsi, le ragioni politiche, le
vicessitudini, sono spesso controverse e discutibili.
Dunque, in Moldavia ho incontrato tanti osservatori muniti di
preconcetti, obbligati a trovare l’inghippo comunista, e meno
propensi a riconoscere una eventuale vittoria pulita.

E’ così emerso che alcuni tra gli stessi “oppositori” hanno giocato
sull’emozione ukraina, sulla cospirazione rossa – anche fondata – per
portare dalla propria parte i sentimenti sia degli osservatori che
dell’opinione. Viene tuttavia da chiedersi, soprattutto dopo aver
incontrato proprio alcune parti dell’opposizione, se poi,
effettivamente, il modello che questi nuovi liberatori offrono, è
migliore – in senso di maggiori libertà individuali e prosperità – di
quello che l’attuale governo comunista offre.
Ma queste sono impressioni di osservatore, che proprio per la
posizione devono restare tali.

Insomma, non tra la popolazione e soprattutto i leaders
dell’opposizione che ci è capitato di incontrare – forse proprio
contro lo spirito di osservatori imparziali – abbiamo colto la voglia
di fare la rivoluzione. Ma erano proprio gli osservatori, provenienti
da tutto il continente che si sentono partecipi di un cambiamento, di
una trasformazione radicale, certamente necessaria, ma probabilmente
non ancora sufficientemente diffusa tra quegli individui locali che
poi si troverebbero ad affrontarne le conseguenze.
La Moldavia di ieri e di oggi mi è parsa piuttosto un grande teatro
dove chi è chiamata a garantire, vorrebbe essere il protagonista
della rivoluzione. Ci troviamo dinnanzi all’ukrainizzazione, una,
due, dieci, cento mille Ukraine.
Speriamo che a vincere sia la legalità.

Appena posso vi raccontero della condizione dei detenuti, che non può
che riflettere le condizioni di un paese povero, che anche quando
dominava l’opposizione è sempre stato chiuso.

Pietro