Walter Veltroni? «C’è un clima da “annunciazione! annunciazione!” al modo di Massimo Troisi e Lello Arena. Auguri, ma non è con cortine fumogene, buone emozioni e pellegrinaggi a Barbiana che si danno risposte al Paese». Dal 4 luglio a darle ci proverà lui, Daniele Capezzone, alla testa del suo “network”, una rete «che si muoverà sul territorio e attraverso internet» con l’obiettivo di elaborare «temi di riforma liberale da portarein Parlamento. Poi vedremo quale dei due schieramenti vorrà fare una battaglia con noi».
Noi chi?
«Non partirò dal fronte parlamentare, ma da imprenditori, artigiani, lavoratori del privato e semplici cittadini. Nomi non ne faccio, di quelli che ho letto sui giornali mancava solo Condi Rice…».
Lei è stato uno degli animatori del tavolo bipartisan dei volenterosi.
«Quella dei volenterosi è stata un’esperienza straordinaria. Ora occorre fare un passo in più».
Il suo è un addio ai Radicali?
«Il punto all’ordine del giorno non è uscire da un partito per fondarne un altro, ma uscire da questi partiti. Detto ciò, ribadisco: non mi ricandiderò alla segreteria; il partito è stato ed è troppo rinunciatario verso Prodi; ai Radicali, come agli altri partiti, servono parole, strumenti e leadership nuove. Io non restituisco la tessera. Ora spero che non ci siano scomuniche, visto che Pannella mi accusa di tutto. Violazione del trattato di Kyoto e fatti di Rignano Flaminio inclusi. Sono otto mesi che faccio finta di non vedere e non sentire».
L’hanno quasi estromessa da Radio radicale.
«Da quattro settimane mi è stata tolta la trasmissione post rassegna stampa. Per la rassegna stampa domenicale sono in attesa di comunicazioni. Non voglio pensare al peggio, ma non sarebbe proprio una bella pagina. Conoscendo il rigore di Massimo Bordin (il direttore della radio, ndr) sarei sorpreso e addolorato».
E con il governo come la mettiamo?
«Come è noto non gli ho votato la fiducia alla Camera. Tre mesi dopo, non vedo le ragioni per cambiare opinione su un esecutivo che gareggia per salire sul podio dei tre peggiori governi della Repubblica. Non a caso in un anno ha perso diciotto punti percentuali nel gradimento degli italiani. Diciotto punti, capito? In occidente di solito succede per guerre, carestie e calamità naturali».
Lei e Prodi sembrate in rotta di collisione.
«Se la linea del governo è di cedere sempre ai comunisti… L’ultima calata di braghe è sulle pensioni. Non conosco un solo Paese europeo che si farebbe dare la linea su welfare, fisco e mercato del lavoro da Giordano e Diliberto. Di questo passo finiremo sulla sponda sud del Mediterraneo».
E adesso che arriva Veltroni?
«La politica si sta avvitando su se stessa: a sinistra su Veltroni santo, a destra sulla successione a Berlusconi. Al sindaco di Roma ribadisco gli auguri, ma da un pessimo anno di governo Prodi non se ne esce con un’evocazione emotiva».
E come, allora?
«Con strumenti che mettano in agenda temi che interessino gli elettori e che aiutino centrodestra e centrosinistra a darsi un assetto liberale più convincente. Partiamo il 4 luglio. Vediamo chi ci sta».
Primo punto dell’agenda del network?
«La riforma Biagi. Straordinaria, ma adesso va difesa e potenziata».
È opera del centrodestra. Una spia del suo avvicinamento alla Casa delle Libertà?
«Alt. Oggi la Cdl capitalizza gli autogol del centrosinistra, ma commetterebbe un errore se ritenesse di aver governato bene e se pensasse di ripresentarsi agli elettori tale e quale. Se penso a Sarko-zy, Cameron e Giuliani vedo realtà diverse».