RADICALI ROMA

Moratoria pena di morte: non fermiamoci ora

È bene che sia chiaro a tutti che i mandati parlamentari ricevuti e gli impegni assunti dal Governo italiano non menzionano minimamente la condizione di un “consenso” dell’Unione Europea, bensì la formula in “consultazione” con i Paesi europei.

D’altra parte, lo stesso Parlamento Europeo non ha minimamente accennato a tale condizione, ma ha più semplicemente impegnato la Commissione ed il Consiglio europei a sostenere l’iniziativa “del Governo italiano”, a ciò quindi impegnando anche la Presidenza tedesca attualmente in esercizio.

Siamo colpevolmente giunti ben oltre la zona Cesarini e siamo ai calci di rigore, nel momento in cui appare prevalere lo stesso comportamento che da ormai quasi dieci anni nega alla maggioranza degli Stati membri dell’Onu di compiere l’atto storico dell’approvazione di una Moratoria universale sulla pena di morte.

Per questo, per aiutare il nostro governo a compiere quello che ha solennemente dichiarato di volere, e a cui lo obbliga il mandato del Parlamento, noi stiamo conducendo da tempo iniziative politiche, parlamentari, manifestazioni quali la Marcia di Pasqua, scioperi della fame nonviolenti, e ora, Marco Pannella, Sergio D’Elia, Walter Vecellio, Guido Biancardi e Claudia Sterzi, uno sciopero della fame ad oltranza, che sembra di già necessario che si moltiplichi come iniziativa collettiva, nella speranza che non risulti necessario ancora una volta il suo aggravarsi con la forma di sciopero anche della sete.

Difendiamo la legalità, il diritto. A chi è responsabile di averlo fissato, decretato e assunto, chiediamo di farsi forte anche di queste grandi manifestazioni che simbolicamente si oppongono alle forme ricattatorie, a quelle dell’ostentazione dei muscoli, cercando, non solo politicamente, di trasferire le nostre energie e la nostra forza a quel potere che manifestamente va incoraggiato a fare quello che può e che deve.

Abbiamo insieme la responsabilità di avere dissipato un tragico momento come l’esecuzione di Saddam Hussein, con l’immensa carica di scandalo che ha avuto, suscitando deplorazioni (e lacrime di coccodrillo!) dei governi di quasi tutta la comunità internazionale. Era un evento che fin dal luglio del 2006 «Nessuno tocchi Caino» aveva previsto, e cercato di scongiurare con l’iniziativa specifica «Nessuno tocchi Saddam» e con quella più generale della moratoria Onu della pena di morte, tutto ciò in supplenza a quel che i governi si rivelavano scandalosamente incapaci di fare.

Anzi, il Parlamento italiano si è trovato a dovere affrontare, nello scorso autunno, un atteggiamento irrituale e costituzionalmente poco corretto del Governo che non ottemperava al mandato di depositare all’Assemblea Generale dell’Onu, sin dalla sua apertura, quella risoluzione che, poi, il 2 gennaio, a Saddam morto, aveva proclamato di accingersi a depositare. Ma, ad oggi, questo non è ancora accaduto. Vi è ancora il tempo per farlo. La protestata paura di non vincere questa battaglia ha semplicemente sin qui impedito di ingaggiarla, di condurla.

Questa volta stiamo lottando anche in coerenza con il fatto che sosteniamo questo Governo e questa maggioranza, oltre che per moralità e intelligenza nonviolenta.

Ancora l’altro giorno il Presidente del Consiglio ha pubblicamente comunicato di essere personalmente intervenuto presso la Presidente in esercizio della Ue, Angela Merkel, per ribadire che l’Italia chiede, anche in conformità del Parlamento Europeo, che venga sostenuta l’iniziativa del Governo italiano di presentare la Risoluzione per una moratoria universale della pena di morte nella Assemblea Generale che vede nelle prossime settimane scadere il proprio mandato e il proprio compito. Anche per questo riteniamo molto grave che ora si intenderebbe di rinviare alla prossima Assemblea generale questo impegno.

C’è, francamente da restare non solo sorpresi e addolorati, ma innanzitutto increduli.

Tutti comprendono benissimo che il mondo vive un momento nel quale purtroppo non può essere escluso nulla quanto a attentati terroristici di ogni tipo. E se nei prossimi mesi dovesse verificarsi quel che non è nemmeno improbabile, sarebbe molto difficile realizzare una storica conquista civile, umana che già nel 1994 – non fosse stato per l’irresponsabilità fondamentalista di quattro Stati ultra democratici – poteva essere acquisita. Chiamiamo da questo momento alla mobilitazione tutti coloro cui riusciremo a far giungere la nostra voce di inermi, ma non inerti, armati “solamente” di nonviolenza. Aiuto! Grazie.