RADICALI ROMA

Natale in "marcia per l'amnistia''

  In vista del Natale si torna a parlare di amnistia e indulto: «un provvedimento per risolvere l’emergenza sociale» della giustizia italiana. L’idea è condivisa da una serie di politici ed esponenenti della società civile, convinti che ”l’amnistia è premessa delle riforme e non conseguenza”. Perquesuo hanno organizzato proprio per il 25 dicembre la “Marcia di Natale per l’Amnistia, la Giustizia, la Libertà”, in programma a Roma. «Una marcia per sostenere questa proposta e questo percorso e per rendere visibile il disagio degli operatori della giustizia e di quelli del carcere, dei detenuti e delle loro famiglie, delle organizzazioni sociali e del volontariato chiamati a supplire alvuoto di politiche e di luoghi capaci di coesione sociale, dei cittadini tutti che non ottengono giustizia e delle fasce sociali più deboli che non vedono egualmente garantiti i loro diritti». Tra i firmatari dell’appello, che nei prossimi giorni verrà presentato in varie città d’Italia, figurano Francesco Cossiga, senatore a vita, presidente emerito della Repubblica; Cesare Salvi, senatore Ds e vicepresidente del Senato; Giuliano Pisapia, deputato Prc; Sergio Segio, direttore Associazione SocietàlNformazione e Gruppo Abele di Milano; Sergio D’Elia, segretario Nessuno Tocchi Caino; Daniele Capezzone, segretario Radicali italiani; Gad Lerner, giornalista; Mario Marazziti, portavoce Comunità di Sant’Egidio; don Luigi Ciotti, fondatore Gruppo Abele e Libera; Paolo Beni, presidente nazionale Arci; Patrizio Gonnella, presidente nazionale dell’associazione Antigone; Ferdinando Imposimato, ex magistrato e parlamentare; Sergio Cusani, presidente Banca della Solidarietà ed Ettore Randazzo, presidente Unione delle Camere Penali.

Secondo i firmatari, “sollevare il problema dell’amnistia comporta silenzi imbarazzati o considerazioni di inopportunità da parte di quasi tutte le forze politiche e comprensibili obiezioni da parte dei tecnici e della stessa opinione pubblica. Amnistiare alcuni reati e condonare una parte delle pene già comminate attraverso l’indulto, infatti, è sempre una forma di rinuncia, di lesione del diritto dei cittadini e delle vittime dei reati a vedere riconosciute e risarcite le proprie ragioni. Ma non tutto ciò che è giusto in astratto lo risulta anche in concreto». I sostenitori del  documento puntano il dito contro “l’attuale sistema delle pene e dei luoghi preposti alla loro esecuzione non risarcisce nessuno ma costituisce invece una gigantesca farsa, una drammatica messa in scena, una simbolica e ridondante punizione che serve a nascondere il vuoto della giustizia. Come definire diversa mente il fatto che — per limitarsi solo agli ultimi 5 anni, dal 2000 al 2004 — ben 865.073 persone hanno beneficiato della prescrizione dei reati per i quali erano state inquisite?».

Dito puntato anche contro le cifre della detenzione:il documento sottolinea che nelle carceri italiane ci sono 60.000 persone, il numero più alto della storia della Repubblica, ed altre 50.000 sono in misura alternativa alla detenzione. inoltre ci sono altre 70-80.000 persone già condannate a pene inferiori ai 3 anni (4 nei casi di tossicodipendenza), in attesa delle decisioni del giudice circa la possibilità di scontare la condanna in misura alternativa. In tutto 180-190.000 persone: “una crescita esponenziale di 6 volte nel breve volgere di 15 anni. Crescono le carcerazioni ma crescono ancora di più le prescrizioni: da 66.556 nel 1996 a 94.181 nel 2000 a 221.880 nel 2004». “Non è dunque vero che aumentando le carcerazioni si riducono i reati: è vero esattamente il contrario», dicono i firmatari. “Questi opposti numeri, queste linee che crescono all’infinito e in parallelo senza mai incrociarsi, indicano le due facce incomunicanti dell’amministrazione della giustizia: da una parte, l’amnistia strisciante, crescente e nascosta delle prescrizioni e quella di classe ora introdotta dalla approvazione definitiva della legge ”Cirielli”; dall’altra parte, il popolo e le cifre dell’esclusione sociale, dei senza avvocati e senza difesa, degli immigrati e dei tossicodipendenti, iperpenalizzati e verso i quali si scarica per intero e inesorabilmente la mano pesante della macchina della giustizia».