RADICALI ROMA

"Non la voto, a costo di far cadere il governo. Li soccorrerà la Cdl"

Sui Pacs il governo sarà salvato dal centrodestra».

Ministro Mastella, che dice?
«Proprio quello che ho detto. Recupereranno i voti di Biondi e degli altri dell’area laica e pareggeranno il conto. Non sarebbe la prima volta e non ci vedo nulla di scandaloso. Su questioni di natura valoriale il centrosinistra ha già preso i voti del centrodestra. Ma io ho una mozione votata dal mio congresso e non posso andarci contro. Purtroppo per loro è capitato che io possa essere determinante in questo caso, ma vedrà che si rifaranno con gli obiettori di coscienza che ci sono a destra».

Lei sa che al Senato ogni voto può fare la differenza. I senatori dell’Udeur sono tre. E se i voti della Cdl non dovessero bastare?
«Cada il governo, allora, ma io questa legge non la voto. Come senatore voto contro. Senta, sono stanco, e francamente ho già concesso troppo. Ho fatto marcia indietro sull’Iraq, mi sono lasciato confiscare anche alcune mie prerogative istituzionali pur di accedere alla filosofia delle liberalizzazioni… Ma adesso basta: i valori sono valori. Questa è una coalizione e io esprimo i sentimenti di tutti quelli che mi votano. E poi scusi, quando io convinsi la Binetti e gli altri, e al Senato passò la mozione perché Biondi si astenne, ne vogliamo parlare? Vuol venirmi a dire che Biondi può diventare un eroe nazionale del centrosinistra e se io, Clemente Mastella, prendo i voti del centrodestra mi devono crocifiggere? Ah, no. Nossignori, io non ci sto. Mi ribello a questa concezione da soviet».

Ma ministro, c’è un programma di governo…
«Macché programma di governo! Io quella parte del programma non l’ho firmata. Su questo aspetto sono sempre stato fermissimo. Ho sempre detto, già prima che il programma venisse confezionato, che l’unica cosa che non condividevo erano i Pacs, sui quali avremmo fatto le nostre considerazioni politiche secondo coscienza, secondo le nostre convinzioni. Non è che ci siamo svegliati all’improvviso e abbiamo assunto questa posizione. L’abbiamo sempre pensata in questo modo, e non vedo perché dovremmo cambiare idea adesso. Anch’io ho un elettorato a cui rispondere».

Ma la sua è una battaglia ideologica o di merito?
«Di principi, naturalmente».

A cosa si oppone, in particolare?
«Al fatto che venga data un’idea di surrogato di famiglia alle coppie omosessuali. Non nego che gli omosessuali possano acquisire dei diritti, ma un’idea di famiglia, quella mai».

Parliamo della sua mozione. Non le fa specie che la voti solo l’opposizione?
«Per niente. Certo, mi auguro che la voti pure la maggioranza. Ma in ogni caso non c’è nessuno scandalo perché è una mozione nostra. Non è come se fosse una mozione del centrodestra e io andassi a votarla. Non è la stessa cosa, niente affatto. E comunque il problema non è la mozione. Io questo aspetto l’ho sempre sottolineato: sono contrario sia a un’ipotesi referendaria che a farne una battaglia di religione. Queste questioni possono essere portate in Parlamento come è sempre stato senza che il governo entri in discussione. E’ una battaglia di principi e posso anche essere sconfitto. E non è che se vinco mi metto ad inneggiare alla vittoria. Fu sconfitta anche la Dc su questi problemi».

Si asterrà quindi in Consiglio dei ministri.
«La mia speranza è che in Consiglio dei ministri non ci arrivi. Comunque sì, posso astenermi o darmi non presente. L’altro giorno sull’Afghanistan si sono astenuti tre ministri. Vorrebbero dirmi che a Bianchi, Ferrero e Pecoraro Scanio è consentito non votare, per giunta su questioni di politica internazionale, mentre io non posso astenermi su questioni di valori? Ma scherziamo?! Questa è una coalizione, mica un soviet. Non siamo mica ai tempi di quando Alicata disse ad Amendola che il dissenso non era consentito. Oppure sì?».