RADICALI ROMA

"Non sono io, è la Chiesa il problema di Romano"

Dice che Prodi sui Pacs «ha espresso una posizione onesta e misurata». Lo assolve anche per l´intenzione, appoggiata dall´Udeur di Mastella, di tenere fuori i radicali dall´Unione accontentandosi solo di un accordo elettorale. «Andrebbe benissimo». E comunque, insieme con il Professore, oggi Marco Pannella condivide rapporti tesi, a volte tesissimi, con il mondo della Chiesa. Forse ne è anche una causa se è vero che gli attacchi dei vescovi suonano come un monito preventivo: non fate patti scellerati con i radicali. «Ma le elezioni diranno se la Cei davvero rappresenta la maggioranza dell´elettorato cattolico o una piccola minoranza, come fu per l´aborto e il divorzio».

E i referendum sulla procreazione assistita? Quelli li ha vinti Ruini.

«Hanno vinto le astensioni, i vescovi non hanno mai avuto il coraggio di chiedere un voto contrario. E non dimentichiamo che Storace era il candidato ufficiale della Cei alle regionali del Lazio e lo hanno massacrato. La reazione del mondo cattolico è stata quella di votare un candidato che neanche esisteva, Marrazzo».

Prodi però propone un accordo con i radicali fuori dell´Unione, un´intesa elettorale e basta. È sufficiente?

«Se Prodi propone effettivamente questo, un´alleanza elettorale per il 2006, potrebbe andar benissimo lavorarci e se possibile stipularla. Ma fra breve, questa possibilità può essere superata dai fatti. Può venire alla luce velocemente, prendere corpo e parola, il nuovo soggetto politico, laico, socialista, liberale e radicale, che da mesi stiamo concependo con i compagni dello Sdi. Ho visto che anche Rutelli ha chiesto di aspettare gli sviluppi di questo processo. Tanto vale andare un po´ oltre il semplice accordo elettorale, no?».

Dopo i referendum, è destinata a crescere l´offensiva della Chiesa?

«Guardi, l´attuale vertice Vaticano ha sempre più potere e potenza e sempre meno autorevolezza e prestigio. Ricordo che già all´inizio del ‘900 Emile Combes, di fronte all´assemblea francese, proclamava: «Il Vaticano, dopo aver occupato la Chiesa, vuole ora occupare gli Stati». Capisco che adesso questa Chiesa abbia molta fretta. I suoi averi e poteri materiali s´accrescono in quantità che non ha precedenti. C´è una sorta di bulimia che suggerisce più disperazione che speranza. Ma l´immensa maggioranza dei credenti cattolici vive la sua fede, nel quotidiano e nell´anima, in modo opposto, anzi contrapposto, ai dettami, sempre più di sapore patologico, della Chiesa, quando parla di vita morale, fisica, sessuale, familiare, culturale. Insomma, penso che esista una comunità cattolica di persone che credono in altro che il potere e l´oro».

Con Prodi c´è il precedente dello scontro alle regionali sulla lista Coscioni. Non finirà come allora, con un accordo mancato?

«Ciascuno ha le sue evoluzioni, i suoi approfondimenti. Prodi, per esempio, non si è astenuto ai referendum. Prodi, per esempio, è sotto accusa, in queste ore, per avere espresso una posizione onesta, misurata, sui Pacs. Per l´Unione nel suo complesso, ora che ci avviciniamo alle elezioni, sempre di più il problema sarà quello della Cei da una parte, e quello del popolo dei credenti, con la sua storia concreta in Italia. Non saremo certo noi liberali, socialisti, laici e radicali».

Quanto vale il nuovo soggetto politico Sdi-radicali? Quanti seggi chiedete?

«Non ne ho idea e non ho fretta di averla. Vedo che danno i radicali al 2-3 per cento, più o meno come i Verdi. Solo che noi siamo oscurati in tv, mentre Pecoraro abita a “Porta a porta”… Io dico che l´unione delle forze che Sdi e radicali propongono a tutti i laici e i liberali, se sapremo conquistare un po´ meno di illegalità istituzionale e una maggiore informazione degli elettori, dovrà coinvolgere quanti furono i più impegnati nell´unità dei partiti laici dopo la guerra e nelle occasioni topiche dei confronti su divorzio e aborto. L´obiettivo strategico è di enorme ambizione: la riforma del regime. Ma risultati elettorali a due cifre dovranno essere perseguiti, se non subito molto presto».

Metterete sul piatto l´eutanasia quando sarete al tavolo dell´Unione?

«Potremmo benissimo metterlo sul piatto nel Paese, come per divorzio, aborto e obiezione di coscienza, assieme ad un pacchetto di riforme. Poi si vedrà. Divorzio e aborto vennero approvati in Parlamento senza che fossero stati nei programmi elettorali dei partiti