Un comitato di esperti (scienziati specializzati sulle cellule staminali, primatologi, filosofi e avvocati) ha concluso che gli eventuali esperimenti di impianto o innesto di cellule staminali umane nei cervelli di primati non umani potrebbero spostare senza volerlo il confine morale fra l’uomo e gli altri primati. Nel documento, pubblicato sul numero del 15 luglio della rivista “Science”, il comitato avanza alcuni suggerimenti per minimizzare la possibilità che esperimenti con le staminali umane possano modificare le capacità cognitive ed emozionali – e dunque lo “stato morale” – degli animali.
“Ci siamo subito resi conto – spiega Ruth Faden, direttore dell’istituto di bioetica della Johns Hopkins University (JHU) di Baltimora – che il problema fondamentale era quello di capire se questi esperimenti possono alterare non intenzionalmente le normali abilità cognitive degli animali in modo da provocare sofferenze considerevoli”. Faden era co-organizzatore del comitato insieme a John Gearhart dell’istituto di ingegneria cellulare e a Guy McKhann dell’istituto di ricerca sul cervello della JHU.
Gli esperti hanno preso in esame i potenziali effetti dell’innesto di cellule staminali umane nel cervello di altri primati. Questi esperimenti sono già in corso, e alcuni li vedono come un passo necessario verso l’utilizzo di staminali come trattamento per sostituire o riparare le cellule cerebrali perdute a causa di malattie come il Parkinson o il morbo di Lou Gehrig.