Caro direttore, ho letto con attenzione l’articolo di Stefano Cappellini pubblicato ieri sul Riformista e desidero precisare alcuni aspetti da lui affrontati. In primo luogo, vorrei sottolineare che l’offerta di trasporto tramite servizio taxi a Roma nell’ultimo anno è aumentato del 20-25 per cento. Questo per effetto dell’istituzione di turni integrativi, così come previsti dalla legge Bersani, e del rilascio di 1390 licenze complessive, 1280 delle quali già operative. Il totale dei conferimenti, in realtà, raggiungerà 1450 unità per effetto di un accordo, precedente alla legge Bersani, da 450 licenze e della successiva decisone del Campidoglio di rilasciare altre 1000 licenze a seguito del mancato accoglimento da parte della categoria sui controlli dei turni integrativi. Quelle mancanti verranno rilasciate a breve e i tempi di rilascio sono stati condizionati anche dalla improvvisa richiesta di vetture con allestimento taxi sul mercato che i produttori faticano a smaltire in tempi brevi. Ricordo comunque che le ultime licenze rilasciate dall’Amministrazione sono le 500 deliberate nei primi anni ’90.
Va detto, inoltre, che gli stessi turni integrativi continuano ad essere disposti con quantità variabili a seconda dei periodi dell’anno e che in questo momento assicurano alla città 800 auto in più al mattino e altrettante di pomeriggio.
Turni integrativi a parte, il decreto Bersani ha prodotto un altro significativo risultato per la città e per la trasparenza nonché certezza di servizio. Mi riferisco alla possibilità di istituire tariffe predeterminate per alcuni percorsi che nella nostra città si è tradotta nella tariffa unica per i trasferimenti da e per gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, fissate rispettivamente a 40 e 30 euro. Questa decisione affiancata dall’impegno congiunto dei comuni di Roma e Fiumicino, della Prefettura e delle autorità aeroportuali ci ha consentito di debellare pressoché totalmente un grave fenomeno esistente da decenni nel principale scalo aeroportuale della città. Da oltre un anno, tariffa predeterminata, controlli e sanzioni hanno prodotto un aumento del 100 per cento delle corse registrate dal sistema di smistamento delle auto bianche. Nel periodo maggio-agosto del 2007 sono state registrate circa 160 mila corse in più rispetto all’anno precedente con una redistribuzione delle corse fra i tassisti del 70 per cento. I fenomeni di abusivismo e le truffe che si verificavano troppo frequentemente sono di fatto stati limitati e comunque risulta più facile la repressione quando si manifestano.
Detto questo, non posso nascondere che il servizio taxi nella nostra città presenta ancora degli aspetti critici e talvolta oscuri per eliminare i quali c’è bisogno ancora di molto lavoro. Per questo stiamo continuando un’attività che interessa vari aspetti del servizio; mi riferisco al regolamento, alle tariffe, ai controlli e alla viabilità.
Su tutti questi temi siamo impegnati quotidianamente come dimostra del resto la lunga trattativa sul sistema tariffario che stiamo conducendo con le rappresentanze sindacali di categoria. Anche su questo mi preme sottolineare un aspetto: Roma ha il sistema tariffario tra i più economici del Paese e l’ultimo aggiornamento risale al 2001. Altre città hanno recentemente provveduto all’adeguamento che, volendo prendere ad esempio Milano, determina un costo del servizio superiore del 30 per cento rispetto a Roma.
Attualmente nella capitale c’è un accordo di massima che attesta l’adeguamento al 18 per cento, considerando che anche i tassisti negli ultimi anni hanno dovuto sostenere l’aggravio dei costi di gestione e della vita più in generale. La linea guida in questa operazione resta comunque la necessità di dotare la città di un sistema tariffario più trasparente e certo rispetto al passato eliminando ogni fonte di discrezionalità da parte del tassista, di equivoco per il cliente e ricercando un ulteriore miglioramento del servizio nel suo complesso.
Altro aspetto critico sul quale ci stiamo concentrando è quello del servizio presso la stazione Termini, problema annoso che affonda le sue radici prima dell’approvazione della legge 21/92 che regola il servizio a livello nazionale e che fa comunque riferimento alla scarsa remuneratività per gli operatori che restano liberi di poter prestare il servizio dove ritengono meglio fare. Su Termini da circa un anno stiamo sperimentando soluzioni dedicate che seppure ancora incapaci di risolvere il problema hanno comunque garantito un aumento dell’offerta all’utenza. L’ultimo step di questo processo ci vede prossimi alla sperimentazione di un ulteriore misura, fallita la quale siamo pronti a rilasciare nuove licenze.
Aggiungendo a questo, per concludere, l’attività legata al rinnovo del regolamento comunale con misure forti e innovative sul sistema dei controlli e sulla disciplina, e all’incarico al Censis per uno studio sulle esigenze future della città per quanto riguarda l’offerta di servizio taxi, ritengo sia abbastanza chiaro che l’Amministrazione comunale ha stabilito un suo programma preciso da seguire e che intende raggiungere l’obiettivo primario dell’aumento della qualità e della quantità di servizio attraverso gli strumenti che ritiene migliori, ovvero quelli della concertazione e dell’analisi nel merito delle questioni senza condizionamenti ideologici. Nella speranza di averle trasmesso informazioni utili a una migliore comprensione dell’impegno profuso da questa Amministrazione nel settore taxi, la ringrazio per la cortese attenzione e le invio i miei più cordiali saluti.
Risponde Stefano Cappellini: Gentile assessore, non dubitiamo del suo impegno per migliorare la situazione, ma purtroppo il lungo e documentato intervento non cambia di una virgola il senso politico della nostra ricostruzione e nemmeno le cifre (delle 1200 nuove licenze si dava già conto nell’articolo). Il guaio è che dei progetti di liberalizzazione del settore contenuti nel decreto Bersani non è rimasta traccia, il servizio – come lei stesso riconosce – non funziona bene e fra poco costerà di più. Cordialmente
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