Ben due diverse tecniche salva-embrione, descritte in due articoli pubblicati on line da Nature, sono state messe a punto in modo indipendente da due gruppi di ricerca negli Stati Uniti.
Per il momento sono state sperimentate solo nei topi, ma il prossimo passo sara’ verificarne l’efficacia su embrioni umani. In caso di successo, i ricercatori sono convinti che sara’ questa la strada per produrre riserve di staminali da utilizzare nella futura medicina rigenerativa. L’obiettivo ultimo, affermano, e’ ”trovare nuove terapie per malattie oggi incurabili”.
Ad ottenere le cellule staminali senza distruggere l’embrione sono stati il gruppo guidato da Robert Lanza, dell’Advanced Cell Technology (ACT, la struttura privata che nel novembre 2001 annuncio’ la clonazione del primo embrione umano), e i biologi Alexander Meissner e Rudolph Jaenisch, del Massachussetts Institute of Technology (MIT).
Ecco le due tecniche salva-embrione:
– DA UN’UNICA CELLULA 5 LINEE DI STAMINALI: una sola cellula staminale e’ stata prelevata da un embrione di topo ai primissimi stadi di sviluppo; poi e’ stata immersa in un cocktail di sostanze, come fattori di crescita, che l’hanno fatta moltiplicare e specializzare in cinque diverse linee di cellule staminali capaci di dare origine a cellule nervose, di ossa e del muscolo cardiaco. Sempre dalla stessa cellula si sono ottenute anche sette linee di staminali destinate a sviluppare strutture esterne all’embrione, come lo strato di cellule che fa aderire l’embrione alle pareti dell’utero (trofoblasto).
L’embrione dal quale e’ stata prelevata la cellula e’ stato impiantato in utero e si e’ sviluppato fino alla nascita di un topo. E’ la strategia seguita dalla ACT in collaborazione con l’universita’ del Wisconsin. Per prelevare la cellula e’ stata adottata una tecnica molto simile a quella della diagnosi genetica pre-impianto, utilizzata in molti Paesi negli interventi di fecondazione artificiale (ad esempio, per selezionare gli embrioni sani di una coppia portatrice di malattie genetiche) e proibita dalla legge italiana.
– EMBRIONI SENZA DESTINO: il gruppo del MIT ha prelevato le staminali da embrioni privi dello strato di cellule che li a’ncora alle pareti dell’utero. Questi embrioni incapaci di crescere per dare vita a un organismo sono stati ottenuti disattivando il gene Cdx2, che controlla la produzione delle proteine necessarie per lo sviluppo dello strato di cellule che fa aderire l’embrione all’utero. L’assenza del gene Cdx2 non e’ comunque una condizione irreversibile perche’ puo’ essere riattivato nelle cellule staminali prelevate e fatte sviluppare in laboratorio.
– PRIMA POSSIBILE I TEST CON CELLULE UMANE: il prossimo passo sara’ sperimentare le tecniche salva-embrione per ottenere staminali umane. ”Questo lavoro – ha osservato Lanza – e’ stato fatto nel topo e la sua validita’ dovra’ ora essere verificata sull’uomo. Sarebbe tragico non percorrere tutte le strade disponibili per portare questa tecnica al letto del malato nel tempo piu’ rapido possibile”.