Mentre perdurano lunghe discussioni sul complicato e difficile tentativo di accordo tra i ministri Bindi e Pollastrini, per trovare i punti base di una buona legge condivisa sulle coppie di fatto; e mentre diventa sempre più evidente che l´ostinata buona fede di queste due componenti del governo sta diventando una palla al piede per tutta la maggioranza, si fa strada un nuovo e più audace percorso mirante a un rapido accordo. Ciò anche allo scopo di evitare l´improvvisa presentazione di un ordine del giorno Calderoli nel difficile passaggio al Senato.
Un ordine del giorno che potrebbe così recitare: «Viste le impossibilità di decidere del governo, il Senato approva».
Ecco dunque la necessità di non distrarsi dall´impegno preso e, allo stesso tempo, di non violare alcuna delle regole cautamente suggerite dalla Gerarchia cattolica al governo italiano, nel pieno diritto di espressione di quelle gerarchie e nel pieno dovere di recepimento osservante da parte delle istituzioni italiane. A tal fine si è alacremente lavorato, tutti insieme, laici e credenti, componendo un solido accordo di cui sono trapelati i punti fondamentali.
Primo. I dieci anni obbligatori richiesti di convivenza devono essere continui e ininterrotti per evitare finzioni e messe in scena che non si addicono al decoro del nuovo istituto. Pertanto andranno detratti i periodi di vacanze da solo (da sola) di uno dei partner, i periodi di studio fuori sede o all´estero, i viaggi e trasferte anche per obblighi di lavoro, i periodi eventualmente trascorsi su piattaforme Eni in Continenti lontani.
Secondo. I dieci anni di convivenza ininterrotta vengono aumentati di due per ogni cambiamento di indirizzo o di residenza, ciascuno dei quali richiederà una accurata indagine: il cambio è avvenuto per rendere più stretto o per allentare il vincolo di quella discutibile unione di fatto?
Terzo. Se nei dieci anni è inclusa la nascita di un figlio, occorrerà attendere la maggiore età del piccolo prima di far decorrere il periodo convenuto, al fine di evitare traumi e disorientamento al nuovo nato. In alternativa si potrà procedere all´adozione, ma, data la poca affidabilità del vincolo di fatto, ciò potrà avvenire solo con il permesso dell´Ambasciatore della Bielorussia.
Quarto. Alla scadenza dei termini, la coppia atea di fatto dovrà comunque mostrare di avere appreso rudimenti di Catechismo al fine di non dare luogo all´esistenza di un nucleo culturalmente estraneo alla religiosissima comunità circostante delle vere famiglie italiane.
Quinto. Alla donna della coppia atea di fatto è vietato portare un crocefisso (anche se di Bulgari) su ampia scollatura, camicetta sbottonata o petto nudo. Si tratta infatti di un privilegio concesso solo alla deputata cattolica Santanchè e alle Veline regolarmente legate dal matrimonio in Chiesa, con vendita esclusiva dei diritti a periodici Mediaset.
Sesto. In caso di decesso di uno dei due partner atei nel corso della lunga attesa, la salma dell´ateo o dell´atea di fatto potrà essere portata all´esterno del Municipio per le esequie. Se – come accade sempre più spesso – il Sindaco è un fervido credente e gli ripugna ricevere la salma di un ateo, per giunta partner di un´unione di fatto, le spoglie potranno essere trasportate per le estreme onoranze sul Raccordo Anulare, comunque lontano dalle Croci che ricordano i caduti del traffico, e previo assenso dei componenti credenti della Polizia Stradale.
Settimo. Il termine per la registrazione di una coppia di fatto atea che, per giunta, non sia eterosessuale, salgono a ventinove anni, a partire dal decimo anno di convivenza senza vacanze e solo nel caso che non sia intervenuto sfratto da un condominio di credenti. Il prolungamento dell´attesa è motivato, oltre che da evidenti ragioni di rispetto per l´istituto della famiglia composto da un uomo e da una donna e confermato con il rito religioso, anche dalla legittima aspettativa che, dopo ventinove anni più i dieci prescritti per tutti, nessuno vorrà più attentare alla sacralità delle famiglie italiane insistendo nel riproporre l´inconcepibile problema delle unioni di fatto, per giunta non eterosessuali.