RADICALI ROMA

Pacs, i diritti che vanno riconosciuti

Ho letto con attenzione, e un certo sconforto, sulla La Stampa martedì l’intervista con il senatore Bobba, ex presidente Acli e ora animatore dei Teodem. Bobba elenca una lunga serie di «no»: no al pacs, no alla registrazione e no ai diritti di carattere pubblicistico per le coppie; ed esprime una baldanzosa disponibilità a votare, con l’Udc e i clericali di Forza Italia, un ordine del giorno contro i diritti delle convivenze stabili. Il senatore, entusiasta per la creazione dell’inedito fronte, dimentica che non avrà il piacere di votare la mozione anti-pacs, presentata alla Camera, e non al Senato.

Il Parlamento deve solo attuare la Costituzione
Ci stupisce maggiormente il suo insistente richiamo al programma dell’Unione che dice di rispettare alla lettera, mentre nella sostanza lo nega. Le sette righe del Programma che fanno riferimento alle unioni civili sono variamente interpretate, ma costituiscono una mediazione insoddisfacente sia per chi scrive sia per il movimento Lgbt, proprio perché ambigue e lontane dalle proposte del movimento e dall’esigenza di assicurare pari dignità sociale ai cittadini omosessuali. Tuttavia sostenere che la mozione dell’Udc, che fa un uso falso e capzioso della Costituzione e delle sentenze della Corte costituzionale, sia in accordo con il programma dell’Unione è folle e chiunque può verificarlo.
La Corte Costituzionale ha costantemente affermato che le coppie stabilmente conviventi sono riconosciute e valorizzate dall’articolo 2 della Costituzione e il Parlamento deve solo attuare, con legge ordinaria, il dettato costituzionale. La stessa Corte dice che l’analogia tra le coppie conviventi e quelle sposate è sì possibile, ma va valutata in relazione a ogni singolo diritto.
L’insistenza dei teodem sulla «concessione» di diritti individuali è una contraddizione di termini perché se si riconoscono i diritti individuali di una persona che vive in coppia, è inevitabile prendere atto che esiste un’unione, una relazione o un legame affettivo che non può, e non deve, essere indifferente alla collettività, alla quale porta benefici. Se poi pretendono di continuare a parlare di diritti individuali, tengano conto che anche nel matrimonio sono gli individui i titolari di diritti e doveri e non un’ipotetica entità astratta.

Esperienza positiva in molti Paesi dell’Europa
Bobba sostiene pure che non si dovrebbero riconoscere le coppie in quanto tali per evitare un matrimonio di «serie B» e di svilire quello tradizionale, ma abbiamo ripetuto allo sfinimento che non esiste competizione tra i diritti delle coppie tradizionali e quelli dei conviventi, come dimostra l’esperienza positiva di tutti i Paesi dell’Europa occidentale (sole eccezioni ormai l’Austria e l’Irlanda) che hanno legiferato con successo in questa materia.
Sarebbe bene che finalmente i teodem elencassero i diritti-doveri che vogliono riconoscere alle coppie, etero e omosessuali, in modo da discutere nel merito delle proposte e non su questioni di principio. Nel Pacs li abbiamo elencati con chiarezza: possibilità di scegliere il regime patrimoniale della coppia, diritto-dovere di assistere il partner bisognoso di cure, reversibilità della pensione, permesso di soggiorno al partner convivente extracomunitario, diritti in materia successoria, riconoscimento degli alimenti al partner debole se finisce la relazione.
Se davvero si vuole attuare il programma dell’Unione si dica quali diritti si vogliono riconoscere, essendo chiaro che si tratta di un problema politico e non tecnico. Non credo sia più pensabile che l’Italia rimanga, nel contesto europeo, il solo grande Paese privo di una normativa che interessa alcuni milioni di cittadini.