Adesso siamo veramente al completo. La notizia dell’ultimo momento è che a Caserta ci sarà pure Marco Pannella, cioè l’unico piantagrane fino a ieri iscrivibile fra gli assenti. Il conclave, infatti, riguarda i ministri e i segretari dei partiti di maggioranza, e il Grande Capo Bianco non è nè l’uno nè l’altro, visto che il suo emissario al governo è Emma Bonino e il suo nuovo segretario è Rita Bernardini, succeduta due mesi fa a Daniele Capezzone. La cosa fa piacere a tutti, forse persino a Romano Prodi, perché Pannella, ancora pochi giorni fa giacente in ospedale coi reni in sofferenza e la prospettiva della dialisi, si è rialzato dal letto col piglio di un Silvio Berlusconi, capace di risolvere i problemi al menisco più rapidamente di Andriy Shevchenko.
La forma di Pannella è stata testata e confermata ieri sera a La7, dove il totem radicale era ospite di Giuliano Ferrara a «Otto e mezzo» per parlare di pena di morte. Oggi sarà invece più interessante valutare le pene di Prodi, il quale esorcizza i venti di guerra annunciando un vertice di serietà e serenità. E tuttavia i numerosi piantagrane hanno volentieri elencato le loro drammatiche priorità, e sono decine, e da ognuna di esse dovrebbe passare la sopravvivenza dell’ esecutivo. Insomma, mancava davvero soltanto Pannella, che in materia di piantagrane meriterebbe una cattedra.
Lui, però, assicura di non avere compilato l’elenco dei temi vitali. Di che parlerà? «Davvero, non lo so». E segue una constatazione che sa un po’ di minaccia: «C’è soltanto l’imbarazzo della scelta». A Prodi potrebbe venire un colpo, ma intanto Pannella illustra i buoni rapporti con il premier, così solerte quando ha intrapreso lo sciopero della fame e della sete contro le esecuzioni capitali. «Mi ha chiamato, e a un certo punto mi ha chiesto se ero in grado di partecipare al summit di Caserta. Io gli ho detto che molto probabilmente ci sarebbe andata Rita». Rita, cioè Bernardini, per quanto sia una donna poco arrendevole, non si sarebbe trovata a suo agio sul ring della Reggia. E infatti, gran signora, quando ha ricevuto la telefonata di Giulio Santagata, il ministro per l’Attuazione del programma, ha risposto che forse sarebbe stato meglio convocare il rinvigorito Pannella.
Pannella non si è tirato indietro, e del resto già a ottobre aveva preso parte alla riunione di maggioranza di Villa Pamphili. «Non ho intenzione di piantare grane, semmai di porre questioni. Vedrò quali», dice un po’ sfuggente. Ogni segretario, spiega, avrà diritto a sette minuti, un tempo considerevole per chiunque, non per lui, allenato a monologhi visti i quali il suo interlocutore (diciamo così) a Radio Radicale, Massimo Bordin, una volta gli disse: «Marco, dobbiamo stringere, ci restano soltanto tre quarti d’ora». Quei sette minuti come li investirà? Parlando di bioetica e mandando in crisi Rosi Bindi e Clemente Mastella? Oppure parlando di liberalizzazione e mandando in crisi l’intera sinistra estrema? O magari parlando dei senatori che gli sono stati soffiati dal regime, e dunque mandando in crisi tutti quanti? «Non lo so, giuro, non lo so», e non aggiunge altro. Se non che la decisione di sostituire la Bernardini ha motivazioni tecniche – lui ed Enrico Boselli rappresenteranno la Rosa nel pugno, per dimostrare che non è congelata – e non belliche.
E però anche nella sede del partito, in via di Torre Argentina, i pronostici sono due. Primo: si comporterà da galantuomo di buonissime maniere, come spesso fa quando si intuisce una sacralità dell’evento. Secondo: non perderà l’occasione per far vedere che anche la Rnp ha un peso e delle aspirazioni. Entrerà nel merito della legge elettorale? Complicherà il dibattito sulle pensioni? Spalleggerà la Bonino nella disputa con il solito Antonio Di Pietro? Alla fine l’unico vero rischio è che la grana la pianti di nuovo sull’impiccagione di Saddam Hussein e sulla moratoria all’Onu, imponendo ai colleghi di darsi al digiuno di protesta. Quando stasera alle nove è prevista una conciliatoria cena a base di prodotti tipici campani.