RADICALI ROMA

Pannella ci dice che l’“aggressione vaticana” non è più la priorità

Radicale e anticlericale: aggettivi che sembravano una coppia indissolubile. Invece (forse) no. Succede infatti che Pannella, alla vigilia del VI congresso di Radicali italiani – in programma a Padova dal 1° al 4 novembre – e in vista di nuove maggioranze post prodiane, dica una cosa che ha già detto, inascoltato, “prima di tutti gli altri”, prima di Francesco Rutelli, come spiegano, sconsolati, il segretario di Radicali italiani, Rita Bernardini, e il direttore di Radio radicale, Massimo Bordin. Detta così, però, un po’ di impressione la fa: “Dare priorità assoluta alle riforme economico-sociali, liberali, liberiste piuttosto che alla lotta civile contro il potere, prepotere e aggressione vaticana”. Pannella l’ha chiamata “provocazione-proposta” ai congressisti, e se gli chiedi “ma da dove viene questa provocazione?”, ti risponde partendo da lontanissimo, ridando in apparenza priorità a ciò che ha detto di voler mettere in secondo piano: laica, propria dell’insopprimibile umiltà della democrazia e della nonviolenza, la scelta di scegliere prioritariamente quelle Riforme rivoluzionarie economico-sociali; quelle stesse che da più di un secolo Salvemini, Einaudi, E. Rossi hanno perseguito e preparato come scelta possibile per l’oggi”. E le maiuscole sono di Marco. Ottimo, diranno i riformisti, stufi di combattere con numeri e capricci della sinistra massimalista, e forse anche Walter Veltroni che, con passo felpato, qualche riforma pare volerla fare, ora che, come dice Bordin, “il tabù dell’articolo 18 come diritto umano” sembra scolorire. Ma che diranno i militanti che indossano i cartelloni “no vatican”? Non teme Bernardini: “Non ci siamo posti il problema dei consensi perché ci preme di ottenere risultati. Ora occorre lavorare per dare forza a una maggioranza trasversale che permetta di fare qualcosa. E poi questi temi erano già oggetto dei nostri 20 referendum del ’99”. Non teme neppure Marco Cappato, segretario dell’Associazione Coscioni (in prima linea sui temi bioetici che ora rischiano la “seconda fila”): “Non abbandoniamo il campo, ma dal governo abbiamo ottenuto al massimo neutralità sui temi bioetici. Pannella indica la priorità politica su cui investire le nostre risorse non illimitate”. “Nessuna ragione di timore, per la nostra storia radicale. Non è più quella di una resistenza asserragliata in un qualsiasi fortino”, dice Pannella alla sua galassia, quando gli chiediamo “che dirà il congresso?”: “Siamo tanto più intimi e interiori del mondo e del tempo nei quali viviamo, quanto più anatomizzati, silenziati, discriminati, clandestinizzati. Siamo in effetti – come temono – ovunque e sempre all’assalto e vincenti con i Coscioni o i Welby. Con la Moratoria universale sulla pena di morte. Come con l’‘Obiezione di coscienza’, il ‘Divorzio’, e l’‘Aborto’”.