Il recente studio ISPES ne costituisce l’ennesima conferma: tutte le posizioni etiche e politiche che vede unita – pressoché a livello antropologico – la popolazione italiana, tutte, sono anche obiettivi e lotte liberali, laiche, socialiste, radicali di una sola forza politica: appunto la Rosa nel Pugno, quasi espressione puntuale dell’opinione pubblica, come specifico italiano dell’antropologia contemporanea.
In questo contesto, il testo elettorale odierno è coerente con le ragioni, le necessità di imporre – pena la loro propria sopravvivenza – illegalità e delitti ANCHE PER VIA LEGISLATIVA. Se gli emendamenti di equità e di legalità che proponiamo al Senato non fossero accolti e non vi fossero ricorsi tempestivi, giuridici o politici, da conquistare, mi si pone personalmente il forte dubbio che, il presentarsi potrebbe rappresentare un atto terminale di resa senza condizioni, di complicità, di manifestazione della sindrome di Stoccolma da parte di chi impersona la forza e la volontà di legalità, di democrazia, di giustizia nel nostro paese.
Per il rientro nella legalità delle istituzioni italiane, Parlamento, Corte Costituzionale, Camera dei deputati, il ricorso all’arma civile della nonviolenza si rivelò la sola ragionevole e adeguata. Sarebbe contradditorio non farlo proprio oggi, dinanzi ad un misfatto di Stato che farebbe data nella storia contemporanea italiana. Da Domenica – quindi – inizierò uno sciopero della sete di dialogo nei confronti del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio, dei Presidenti delle Camere, dei Direttori di Rete e di Testate radiotelevisive e della Stampa, cartacea o on-line che sia”.