“Sono trent’anni che dico che le nostre iniziative nonviolente non sono di protesta, ma sempre in favore di un obiettivo preciso. E’ per ottenere che il parlamento, il governo rimuovano una grave illegalità nel loro comportamento, essendo stati scritti e presentati dai deputati della Rosa nel pugno in Parlamento emendamenti per sostenere un provvedimento di legalità, non per protestare. Lo dico, lo grido perché qualcuno mi è testimone, credo qualche migliaio di persone, che sto lottando su un piano semantico: se io protesto a 75 anni sono un vecchio esasperato, se il nonviolento protesta è appunto il nonviolento che minaccia di buttarsi dal Colosseo per protesta, che minaccia di buttarsi dalla finestra. La nostra nonviolenza, invece, è concorso positivo al governo delle cose, è fatta sempre a favore di provvedimenti precisi di restaurazione della legalità, non per protestare.”
Marco Pannella ha richiamato gli obiettivi conseguiti con i suoi precedenti scioperi della sete. Come quando “ho lottato rischiando la pelle, perché é doveroso in una lotta rischiare la vita”, perché il parlamento, avendo anche indicato gli strumenti regolamentari per raggiungere questo obiettivo, doveva tenere una seduta fino al compimento di quello che la Costituzione gli imponeva, cioè l’obbligo di garantire il plenum della Corte costituzionale eleggendo i giudici che erano venuti a mancare. “Per due anni non erano stati eletti i giudici costituzionali, per questa politica da mercato delle vacche”. La situazione di illegalità si risolse allora grazie allo sciopero della sete del leader radicale, e all’intervento nel corso della trasmissione Buona Domenica dove erano ospiti Pannella e Giachetti, del presidente Ciampi.
“Continuerò lo sciopero della sete – ha concluso Pannella – per lasciare il tempo e sollecitare il modo di dar corpo alla legalità stessa dello Stato. So che l’unico ambiente nel quale mi si comprenderà anche per questa cosa è quello delle carceri, degli agenti di custodia e dei detenuti”.