RADICALI ROMA

Pannella: la Rosa nel Pugno o subito esplode, deflagra, oppure in breve tempo implode ed è già sconfitta

  La “Rosa nel Pugno”, o subito torna a esplodere, deflagrare, dalla e nella sinistra, o è destinata a brevissimo termine a implodere e subalternizzarsi quale ultima appendice e vittima del monopartitismo imperfetto, dell’oligarchia partitocratica e mafiosa, in uno Stato impotente e quindi violento, negatore delle sue proprie leggi, dal suo vertice alle sue basi populiste, clientelari, già fasciste, comuniste, ateo-clericali.

La “Rosa nel pugno” era, può ancora essere forza adeguata di governo forte e fecondo della e per l’alternativa edificatasi nel corso tragico del XX secolo, nell’incendio distruttore di civiltà e progresso umano, ad opera di generazioni radicalmente credenti e testimoni nell’alternativa di giustizia e di libertà politiche, brace tuttora viva sotto la cenere della sterpaglia delle tragiche illusioni totalizzanti dei monopartitismi perfetti o imperfetti, ma egualmente antidemocratici e antilaici, antipopolari, antiliberali, antiumanisti.

Occorre che immediatamente la Rosa nel pugno si proponga con la nobiltà e la forza di grande antica e nuova ambizione riformatrice, in luogo dei vecchi riformismi e rivoluzionarismi, perdenti e velleitari, che – uniti – vivono la fase delle putrefazioni in cui crollano ormai le loro ossificate strutture.

La Rosa nel pugno ha rapidissimamente da proporre e proporsi come erede viva e consapevole della Italia e della Europa radicalmente credenti, laiche, socialiste, liberali, democratiche.

Ma nulla potrà esser fatto se, in queste ore, in questi giorni, in ogni modo, con “doppie”, “triplici”, uniche “tessere”, i mille e mille rivoli di storie e speranze e obiettivi altri di quelli formalmente dominanti Stato e parastato oligarchici, partitocratici, non accorreranno a rafforzare in vista delle prossime elezioni, eventualmente per questa sola scadenza, la “Rosa nel pugno”, luogo straordinario di possibile incontro e unità e successo di quella grande maggioranza di italiani già delusi, scorati, rassegnati, esclusi dal cimitero di speranze di questi decenni italiani, e dal micidiale pericolo che coinvolge in questo ultimo decennio la stessa Europa.

La “Rosa nel pugno” se entro 4-5 settimane non raggiungesse e stabilizzasse almeno il 5% delle previsioni di voto, si troverebbe nuovamente corresponsabile, complice, di una prova elettorale antidemocratica, anticostituzionale, dell’Italia negatrice di diritto,diritti, e soprattutto di legalità e di legittimità.

Se il miracolo laico del manifestarsi e del riproporsi convinto, entusiasta, di tanti, dei troppi, invece rassegnati al silenzio, all’irrilevanza, alla forse conclusiva sconfitta laica, liberale, socialista, democratica – in una parola anche radicale –, se questo non accadesse subito ad opera delle generazioni di Salvemini, Ernesto Rossi, Einaudi, Silone, Terracini, Sciascia, a quelle per ora raggiunte solamente – parrebbe – dai Vasco Rossi, dai Fabrizio De Andrè, da Franco Battiato, da Francesco Guccini fino ai Max Pezzali, per “legalizzarla”, l’Italia, per la nonviolenza, la libertà, l’amore che concepisce la vita, anziché animalmente “procrearla”, produrla, lo ripeto senza questo miracolo non ce la faremo, e per molti, per me, sarebbe doveroso – e non solo legittimo – prendere atto coerente di una sconfitta in Italia a lungo conclusiva, non riparabile.

La Rosa nel pugno ha il dovere di essere coerente: è condizione necessaria per non consentire che anche il centro-sinistra come il centro-destra sia maceria del passato anziché annuncio dell’avvenire, prefigurazione di una speranza umana che si realizza e si umanizza.
E’ alternativa interna, oltre che per tutti, alla sconfitta, al disastro, o già elettorale o immediatamente successivo.

Diciamo a tutti quelli che potranno ascoltarci: o la scegli o la sciogli.
Auguri, con amore, con amore del possibile, contro un probabile che l’Italia sembra tornare a vivere (e morirci) come ineluttabile.

Un ultimo avviso, me lo si consenta: l’Italia di Loris Fortuna, di Tony Blair, di Zapatero; l’Italia di Loris Fortuna – lo ripeto – è stata quella di radicale alternativa a quelle dominanti; trionfante allora. Trionfante, se affermata, continuata, riproposta più che mai oggi.

Siamo opportunità reale di rivoluzione innanzitutto sociale e istituzionale, contro poteri “istituzionali” e “sociali” collocati nella propria autodifesa conservatrice, oligarchica.
Se qualcuno volesse onorarmi con un attimo di fiducia, lo faccia. Ne ho umilmente anche bisogno, non solo necessità. Mi risponda, scrivendo a questo indirizzo: m.pannella@radicali.it (o segreteria.roma@radicali.it ).