A una settimana dall’inizio dello sciopero della fame e della sete, Marco Pannella ha perso più di undici chili e ricevuto il caldo invito dai suoi medici a ricominciare ad alimentarsi in modo normale. Dal punto di vista della battaglia politica, invece, aumentano le adesioni e il sostegno di parlamentari ma anche di uomini del calibro di Giuliano Amato che – testo alla mano – dimostra che la legge sulle liste elettorali non va applicata alla Rosa nel Pugno e che quindi il cartello elettorale che unisce socialisti e radicali non deve raccogliere 180 mila firme a differenza di quanto è previsto per tutte le altre formazioni politiche. Innanzitutto i bollettini medici. L’ultimo, emesso ieri dal collegio di esperti che lo segue, avverte che le condizioni di Marco Pannella sono stabili. Sabato ha interrotto lo sciopero per bere tre bicchieri d’arancia, ma poi ha ricominciato la protesta nonostante i medici fossero stati chiari: le sue condizioni saranno anche stabili ma sono «preoccupanti» e dunque si auspica «l’immediata ripresa della regolare assunzione di liquidi e calorie». Al penultimo esame il cuore aveva dato un po’ da pensare e anche alcuni valori come l’azotemia.
Pannella infatti non aveva interrotto lo sciopero per motivi medici ma per festeggiare il successo che sta riscuotendo presso i parlamentari. Grande conferenza stampa, i tre bicchieri trangugiati dinanzi ai giornalisti e poi di nuovo a digiuno per garantire alla Rosa nel Pugno le stesse regole delle altre liste nella raccolta delle firme per presentarsi alle elezioni. Ieri il leader dello Sdi Enrico Boselli ha fatto appello a Ciampi perché intervenga. Sul tema Pannella ha incassato anche l’adesione di Prodi. Ma il successo è anche nei numeri: alla sua protesta hanno aderito ormai 176 deputati e 24 senatori che hanno chiesto la convocazione in via straordinaria della Camere «nella prima data utile con il seguente argomento all’ordine del giorno, e con esame dei disegni di legge ad esso relativi: legalità della campagna elettorale ed eliminazione delle discriminazioni tra le forze politiche rappresentate nel Parlamento italiano ed europeo nella presentazione delle liste elettorali per le prossime elezioni politiche, con particolare riguardo alla posizione della Rosa nel Pugno». Un sostegno concreto è venuto da Giuliano Amato che, dopo aver letto con attenzione il testo della legge, ha avvertito che la norma sulla raccolta delle firme contenuta nella legge elettorale non si deve applicare alla Rosa nel Pugno. «La norma – spiega Amato – al fine di verificare il consenso di una formazione nascente, utilizza il contrassegno e la sua continuità come fattore segnaletico. Ma se questo è il fine della norma, è chiaramente estraneo a questo fine il caso in cui il contrassegno è nuovo, non perché la formazione politica è nascente, bensì perché si sono unite due forze politiche presistenti: per cui se si segue formalisticamente l’identità del contrassegno si finisce per applicare la norma dove essa non deve essere applicata».«Prendiamo il caso della Rosa nel Pugno: qui abbiamo due formazioni politiche entrambe già rappresentate una nel Parlamento nazionale e in quello europeo, l’altra al Parlamento europeo. Se si fa valere nei confronti della Rosa nel Pugno quella norma che vuole le firme per verificare il consenso di una formazione nascente, si fa una discriminazione fra forze politiche preesistenti, si contrasta un processo di aggregazione che invece in genere il nostro ordinamento favorisce e si va oltre lo scopo di quella norma».