«La Rosa nel pugno è dentro la coalizione. L’apertura di un confronto sul programma è ormai nelle cose». Arturo Parisi risponde così, via Riformista, alla richiesta della nuova formazione nata dall’unione di radicali e socialisti di sedere sin dai prossimi appuntamenti al tavolo del centrosinistra, per concorrere a definire un programma comune per le elezioni del 2006. Il nulla osta di Parisi è però accompagnato da alcune precisazioni: «E’ fondamentale che i radicali intraprendano il percorso comune accettando il ruolo guida di Romano Prodi, che nessuno si presenti alla discussione con richieste pregiudiziali e non negoziabili e che il confronto con l’Unione muova dalla sintesi politica maturata in precedenza tra radicali e socialisti». Implicito, in quest’ultima affermazione, il riferimento alla questione del ritiro delle truppe italiane dall’Iraq, tema su cui la posizione di Emma Bonino («No al ritiro») e quella di Enrico Boselli (che la richiesta di rientro del contingente l’ha già più volte votata in Parlamento) sono divergenti. D’altro canto, il presidente dell’assemblea federale della Margherita dichiara massima disponibilità a ragionare sulla richiesta avanzata da Marco Pannella di introdurre l’amnistia nel programma unionista: «Credo – dice Parisi – che nell’ambito più ampio del capitolo giustizia l’amnistia sia un tema che possa e debba essere concordato a livello di coalizione».
Non è comunque il tira e molla sui contenuti tra le diverse anime dell’Unione a preoccupare Parisi. Lo inquieta la possibilità che il centrosinistra smarrisca lo slancio e lo spirito acquisito dopo le primarie del mese scorso. Per questo il tema su cui si sofferma di più è la questione siciliana. Il leader storico degli ulivisti smentisce di essersi già schierato a favore di Rita Borsellino, candidata della sinistra radicale che si accinge a incassare l’appoggio anche dei Ds (ma la riunione dei vertici locali della Quercia è slittata a domani), contro Ferdinando Latteri, sostenuto dalla maggioranza del suo partito. Spiega però che non gli piace il modo in cui i partiti coinvolti nel progetto dell’Ulivo, alias Partito democratico, stanno preparando le primarie del 20 novembre. E quando dice «partiti», pensa soprattutto a uno: il suo.
«I partiti – dice Parisi – hanno il diritto e il dovere di promuovere e incoraggiare candidature. E io ho apprezzato che Borsellino e Latteri si siano fatti avanti senza essersi preassicurati dell’esistenza di una maggioranza che li appoggiasse. Il problema nasce se un partito avanza una candidatura sulla base di logiche del passato. Vede, io non mi stupisco che certi modi di pensare siano sopravvissuti a quella che io definisco l’Apocalisse del 16 ottobre, nè me ne scandalizzo. Certo non posso accettare che una forza politica rivendichi una candidatura con argomenti del tipo “quella carica tocca a me”. Questo modo di pensare rappresenta la sopravvivenza di un vecchia cultura politica, che non ho problemi a definire arretrata e impropria». Siccome il partito cui si riferisce Parisi è appunto la Margherita, e gli sponsor nazionali di Latteri sono Rutelli e Marini, il sillogismo è facile da chiudere. Da qui la domanda: ad appena una settimana dall’unanimità dell’ultima assemblea federale dei Dl Parisi già torna a parlare da separato in casa? «Potrei rispondere – ribatte lui – che fino a dieci giorni fa io ero all’opposizione nel mio partito, e un motivo doveva pur esserci. O dire che non c’è alcun deliberato che stabilisce che il candidato della Margherita debba essere Latteri. Dico solo: siano le primarie a stabilire chi sarà il candidato presidente. Bisogna che i partiti dell’Ulivo sposino un’idea competitiva della democrazia partecipata e non pensino alle primarie come a una consultazione puramente confermativa».
A proposito di Ulivo e partito democratico, Parisi snocciola una serie di riflessioni su vari aspetti del disegno politico. Tempistica: «Mi piace pensare che l’orizzonte per la realizzazione del partito unico sia la prossima legislatura. Più realisticamente, mi accontento di sapere che la direzione di marcia è condivisa e irreversibile». Gruppi unici in Parlamento: «Puntiamo a gruppi federativi. Per questo occorrerà una modifica del regolamento parlamentare che permetta di estendere la formula del gruppo misto, che è una risposta tecnica a un problema tecnico, anche a gruppi che si uniscono su base politica». Confini del partito che verrà: «L’orizzonte non è ristretto alle sole forze che facevano parte della federazione dell’Ulivo (Ds, Margherita. Sdi e Repubblicani europei, ndr), ma chi aderisce deve condividere lo spirito da avanguardia riformatrice e la nitida cultura di governo che animano il progetto». Diverso è il discorso dei confini della lista dell’Ulivo per la Camera dei deputati. Verdi e Di Pietro bussano alla porta. Parisi non serra il lucchetto. Anzi spiega che «la lista unitaria potrebbe dare ospitalità elettorale anche a forze che non partecipano al disegno politico del partito democratico. Andrà deciso valutando bene l’impatto della nuova legge elettorale». Infine il simbolo della lista: «Per le elezioni del prossimo anno – annuncia Parisi – useremo il simbolo storico del 1996. Per l’occasione abbiamo bisogno di presentare l’Ulivo nella sua forma più pura e originale».