RADICALI ROMA

«Parla Mussi e poi fuori» La sinistra Ds annuncia lo «strappo» di Firenze

La settimana decisiva per la nascita del Partito Democratico parte con la Margherita che naviga in acque relativamente tranquille, verso un congresso in gran parte già scritto. Mentre i Ds, a tre giorni da Firenze, sono in continua fibrillazione. Ovviamente soprattutto per la sinistra del partito che ieri, in una sofferta riunione, ha ufficializzato lo «strappo»: darà il suo addio alla Quercia venerdì, dopo l’intervento di Fabio Mussi, come spiega lo stesso leader del Correntone che proprio quel giorno compirà 58 anni: «Parlerò solo io: spiegherò pacatamente le ragioni per cui non posso condividere il percorso verso il Pd e quello che tenterò di fare per unire la sinistra». Concedendo ai suoi, una citazione di Adriano Sofri al secondo congresso di Lotta Continua, quello che segnò il suo progressivo scioglimento: «Il nuovo movimento non ha alternative perché stare nel Partito Democratico, facendone la sinistra sarebbe come condannarsi a vivere nel terremoto».

Per correttezza il Correntone non entrerà nelle commissioni congressuali: assisterà soltanto. Ma l’addio vero e proprio avverrà qualche settimana dopo, intorno al 5 maggio, quando con una manifestazione a Roma verrà lanciato il nuovo Movimento per la Sinistra e partiranno i gruppi parlamentari autonomi.

Ma nella riunione della sinistra diessina c’è anche chi, pur continuando a criticare in modo convinto il progetto del Partito Democratico ha già deciso di restare o, quantomeno, di non andarsene via subito. Primo fra tutti Vincenzo Vita, ex portavoce dello stesso Correntone e attualmente assessore alla Cultura della Provincia di Roma: «Continuerò a stare nella sinistra, ma vedo incerta la prospettiva che si apre con la scissione: mi sembra un’accelerazione eccessiva. Credo inoltre che si possa ancora incidere sulla formazione del Pd». In altre parole, per il momento resterà. E dagli umori che si registrano nella sinistra diessina anche altri potrebbero seguire il suo esempio, da Valerio Calzolaio ad alcuni delegati della Lombardia. La linea definitiva dell’area verrà comunque stabilita nell’assemblea dei delegati della mozione Mussi che si terrà domani sera a Firenze, poche ore prima dell’inizio del congresso. Marco Filippeschi, della segreteria Ds, approfitta per dire a Mussi che «allora è meglio non presentarsi affatto a Firenze» per evitare «una sceneggiata». Mentre il segretario Piero Fassino continua a credere nella forza del progetto unitario e a fare appelli a chi, anche fuori della Quercia, non entrerà nel Partito Democratico, come il socialista Boselli: «Non c’è una sola ragione per il suo “no”». E poi, rassicura tutti: «La scelta della leadership del Pd non è all’ordine del giorno». C’è comunque dibattito sulla futura guida del soggetto unitario.

Se ne parla anche nella Margherita, là dove il rutelliano Paolo Gentiloni sostiene che «il confronto tra i leader» nei due congressi di fine settimana «sarà un passaggio chiave». Sempre tra i Dl Linda Lanzillotta è convinta che una leadership femminile «verrebbe percepita come una novità vera». Mentre Walter Veltroni, assicura il ministro per gli Affari Regionali, «non è il delfino di nessuno». I due diessini Luciano Volante e Nicola Latorre, chiedono invece, all’unisono, che leader del futuro partito unitario e candidato premier di tutto il centrosinistra coincidano. Perché il Pd sarà il partito «maggioritario» dell’Unione. E come sarà scelto il leader? Franco Marini non ha dubbi: «Dagli iscritti con il metodo delle primarie».