«Cittadini di Roccasecca!». Il grido del candidato reso celebre da Totò, a Reggio Calabria dev’essersi trasformato in un boato, alimentato dalla batteria di oltre 3.400 persone che si contendono i 300 strapuntini di consigliere circoscrizionale. A Genova sono quasi in 3.500 ad aspettare lo spoglio per sapere se sono riusciti ad agguantare uno dei 216 posti sparsi nei 9 Municipi della città, mentre a Palermo le 29 liste che hanno affollato la gara delle comunali di due settimane fa hanno lanciato negli otto parlamentini almeno 1.500 candidati.
E tanta passione politica non è inspiegabile, visto che il capoluogo siciliano offre agli amministratori di quartiere i compensi più sostanziosi d’Italia: guidare una circoscrizione tra il Teatro Massimo e la Zisa frutta quasi 4.800 euro lordi al mese e i gettoni di presenza per i consiglieri sono di 120 euro lordi: il doppio rispetto a Milano, Torino e Roma, e quasi il quadruplo rispetto a Bologna. Indennità d’oro per non gestire quasi nulla, visto che le spese totali delle attività delle otto circoscrizioni palermitane nel 2005 hanno raggiunto la striminzita cifra di 33mila euro (comprese le bollette del telefono), contro il miliardo di euro totalizzato fra spesa corrente e investimenti dai 19 Municipi romani. In compenso 2,5 milioni di euro sono andati agli amministratori.
In tutte le città, comunque, nonostante l’ondata di partecipazione che negli anni70 ha creato le circoscrizioni (con la legge 278/76) si sia spenta da un pezzo, i parlamentini ultralocali continuano a mietere grandi numeri. Dopo l’ultima (modesta) sforbiciata portata dal comma 731 della Finanziaria 2007, che ha confinato indennità e gettoni ai soli consigli circoscrizionali delle città capoluogo di provincia (si veda anche T’articolo in basso), le prime linee della politica locale che a fine mese ricevono un compenso più 0 meno sostanzioso sono 10.493, schierate in 612 assemblee.
Fare i conti precisi in tasca agli amministratori dei quartieri, vista la selva di variabili locali che possono entrare in gioco, è un’impresa impossibile, ma in base ai meccanismi stabiliti dalla magna charta delle indennità locali, contenuta nel. Dm 119/2000, si arriva a calcolare che i gettoni del decentramento municipale possono toccare quota 1014 milioni di euro all’anno. Sono meno appariscenti, e per questo sono meno al centro del dibattito sulla razionalizzazione della politica locale, ma a conti fatti possono arrivare a costare poco meno delle Province, che secondo le ultime analisi (si veda Il Sole-24 Ore del 18 Maggio) viaggiano intorno ai 119 milioni l’anno.
La decisione sul numero di circoscrizioni e di consiglieri da mettere in campo spetta ai Comuni, così come in ogni città cambia la struttura dei compiti da assegnare alle assemblee decentrate.
E così, se a Roma un municipio può arrivare ad amministrare 2oomila persone, a Gorizia, tra consiglio comunale e le 10 circoscrizioni chiamate a governare una città da 35mila abitanti, il rapporto fra eletti e cittadini scende sotto quota 200 (compresi vecchi e bambini). Se tutti gli italiani volessero farsi cullare dai politici come i goriziani, la Politica Spa triplicherebbe di botto il proprio personale. Chissà cosa ne pensano a Potenza, dove i consigli circoscrizionali ci sono, ma si chiamano comitati di quartiere e, soprattutto, non generano alcuna indennità. O ad Aosta, Campobasso, Cremona, Cuneo, che delle circoscrizioni sembrano fare tranquillamente a meno.
Le scelte delle singole città, del resto, sono determinanti a disegnare anche il quadro delle competenze e spiegano le oscillazioni nelle spese per le attività dei consigli che si registrano da un Comune all’altro.
Roma fa storia a sé e i suoi 19 Municipi sono dei Comuni nel Comune, con deleghe ampie (si veda l’intervista sopra) e bilanci che nel 2007 sfioreranno il miliardo di euro tra spesa corrente e investimenti. A Milano invece il grosso della spesa (21 milioni nel 2005) va in sussidi ad anziani con redditi bassi (il 50% del budget) e proposte culturali e ricreative. Stésse competenze a Napoli, dove il Comune ha mandato in pensione i 21 vecchi quartieri (a cui si riferiscono i dati della tabella, relativi al 2005) per lasciare posto a 10 municipi.
Gli anziani sono in cima ai pensieri anche delle circoscrizioni bolognesi, dove si giocano i 33 milioni di euro spesi nel 2005 insieme alle iniziative su scuole dell’infanzia, diritto allo studio e giovani. I servizi socio-assistenziali, accompagnati da qualche intervento su arredo urbano e verde pubblico sono un po’ ovunque i protagonisti delle decisioni circoscrizionali, che lontano dalle città maggiori, pero, perdono spesso qualsiasi autonomia di spesa per rappresentare la voce dei quartieri sulle decisioni prese in Comune. Come succede a Trento e Reggio Calabria, dove le poche migliaia di euro che compaiono in tabella servono sostanzialmente alle spese di funzionamento del consiglio.