RADICALI ROMA

Partiti-fondazioni? Illegittimo

  «L’accordo bipartisan tra i par­titi tiene. Ma le «osservazioni» dei tecnici della Camera sono pesan­tissime. Sette cartelle fitte fitte di annotazioni demoliscono l’emen­damento pensato dal tesoriere dei Ds Ugo Sposetti per istituire fon­dazioni politico-culturali in grado di ottenere contributi pubblici. Tanto che il verde Marco Boato, che ha materialmente presentato il provvedimento ed ha chiesto il consulto dei tecnici, ha subito chie­sto il rinvio dei termini per presen­tare ritocchi al testo.

 

 

 

Innanzitutto, scrivono i funzionari di Montecitorio, bisogna chiarire «se la normativa sostitui­sca integralmente le disposizioni contenute nel codice civile» o no. Le fondazioni infatti sono già sottoposte a precise regole alle quali i deputati si sono dimentica­ti di fare riferimento.

 

 

 

Ma il rilievo più consistente ri­guarda il cuore stesso del provve­dimento: la possibilità per i partiti di trasferire beni e servizi ai partiti. I tesorieri si difendono spiegando che la loro norma vieta espressa­mente «trasferimenti finanziari» dalle fondazioni alle formazioni politiche, così come accade in Ger­mania; Eppure per i tecnici di Montecitorio la giustificazione è del tut­to inconsistente. Rimane infatti in­tegra la possibilità, assai più remunerativa, di trasferire beni e servi­zi «secondo modalità interamen­te rimesse agli statuti delle fonda­zioni stesse e senza fissare limiti di valore». Come dire: i partiti avreb­bero a disposizione dei veri e propri forzieri liberi da vincoli e del tutto autonomi.

 

 

 

E non è finita qui. I tesorieri han­no previsto, tra le pieghe del prov­vedimento, la possibilità per le fondazioni di assumere persona­le dipendente da pubbliche ammi­nistrazioni, società con capitale pubblico e soggetti privati. Perso­nale che verrebbe collocato «in aspettativa senza assegni» ma per il quale il periodo trascorso presso le fondazioni verrebbe «computato per intero ai fini del­la progressione di carriera, della attribuzione degli aumenti perio­dici di stipendio e del trattamento di quiescenza e previdenza». Alle imprese private viene invece data la possibilità di assumere persona­le sostitutivo con contratto a tem­po determinato. Anche in questo caso, arriva l’imbarazzante corre­zione: la normativa vigente, ricor­dano i tecnici del Parlamento, non consente lo svolgimento di at­tività presso soggetti privati a tut­ti i dipendenti della Pa ma solo ai dirigenti e agli appartenenti alla carriera diplomatica e prefettizia. E soprattutto: «Il periodo di collo­camento in aspettativa non può superare i cinque anni e non è computabile ai fini del trattamento di quiescenza e previdenza».

 

 

 

Insomma, una vera debacle per chi ha esteso il testo. Ma l’accordo in Parlamento sembra ormai cosa fatta. Solo il tesoriere dell’Idv Sil­vana Mura e quello dei Radicali Maurizio Turco si oppongono con forza al provvedimento. «Noi non ci arrendiamo — dice Mura — e abbiamo presentato una deci­na di subemendamenti per annul­lare questa subdola forma di tra­sferimento di nuovi fondi ai parti­ti». Ancora più netto Turco: «Ho già annunciato il voto contrario, questa norma è da cancellare non da correggere».

 

 

 

Eppure Sposetti, sostenuto da­gli altri partiti di maggioranza e op­posizione, intende andare avanti. Troveremo delle soluzioni, avreb­be rassicurato la scorsa settimana. E per questa sera ha chiamato a rac­colta tutti i colleghi: appuntamento nel centro di Roma al ristorante “Settimio all’arancio”. Si festeggia il suo compleanno. Ma fra un augu­rio e l’altro si cercheranno stratagemmi per uscire velocemente fuori dall’impasse.