Inoltre, dall’amministrazione non sono ancora arrivati segnali inequivocabili della volontà di avviare una gestione completamente diversa da quella portata avanti dalla precedente amministrazione, rischiando così di dare ragioni e argomenti a chi, oggi all’opposizione, negli anni scorsi aveva perso il controllo del patrimonio immobiliare del comune. Gli elenchi degli immobili in concessione che mi sono stati trasmessi, dopo averne fatto richiesta all’assessore Cattoi e ai dirigenti del Dipartimento Patrimonio, non riportano dei soggetti beneficiari: dati fondamentali per ottenere un quadro di insieme anche delle logiche clientelari da superare. Proprio perché resto convinto che si debbano vendere tutti gli immobili che non abbiano un valore strategico per l’amministrazione, escludere questi immobili dagli elenchi delle dismissioni significherebbe accettare e confermare tutte le concessioni accordate e vigenti, rinunciando così a massimizzare gli introiti.
Non c’è traccia, infatti, dell’impegno che avevo chiesto a Sindaco e Assessore Cattoi a rivedere tutte le concessioni vigenti degli immobili comunali e revocare quelle a favore di partiti e sindacati, che in Italia detengono patrimoni immobiliari tra i più grandi.
Il mio voto sulla delibera in discussione non potrà prescindere da queste richieste finora cadute nel vuoto. Per questo auspico che nel pochissimo tempo che ci separa dal voto in Assemblea si trovi il coraggio per dare un messaggio chiaro ai cittadini anche annunciando, come alternativa alle sedi regalate ai partiti, lanciare l’apertura di spazi dotati di servizi aperti all’uso condiviso di una molteplicità di soggetti civici, sul modello dei “coworking” che in città riscuote un favore sempre crescente.