RADICALI ROMA

Pensioni, stretta finale Ma la sinistra tentenna

  L’accordo sulla previdenza sembrava a un passo, ieri se­ra; ma in capo a molte ore di negoziato notturno sui detta­gli. Durante la giornata, per sbloccare il sì non era bastata nemmeno la novità della scala mobile piena per le pensioni Inps comprese tra 1308 e 2180 euro; come non erano bastati, il giorno prima, gli aumenti al­le pensioni basse. Il nodo re­stava in quei centoventimila lavoratori nati attorno al 1950, che premono per andare a ri­poso quanto prima. Rifondazione comunista e Pdci aveva­no rialzato il tiro, i sindacati si erano messi paura di essere scavalcati, la Uil si è irrigidita.
 
Ora pare che il minimo di età a 60 anni per la pensione di anzianità sarà raggiunto in un triennio, cominciando da 58, anziché tutto di un colpo dal 1° gennaio 2008; a 57 anni, come adesso, continueranno a poter andare a riposo gli ope­rai turnisti, oltre a quelli che fanno lavori già previsti come «usuranti». «Stiamo trattan­do duramente» ma «stanotte è probabile che troveremo l’accordo» ha detto alle 20 Ro­mano  Prodi,  sbilanciandosi verso l’ottimismo. Ma i leader di Cgil Cisl e Uil, dopo averlo saputo, si sono innervositi, perché la speranza gli è parsa prematura.
 
Il nuovo incontro ristretto tra governo e sindacati, segui­to a quello plenario della mat­tina con tutte le forze sociali, dopo una pausa per la cena (al ristorante) è andato avanti a oltranza nella notte, coordina­to dal sottosegretario alla pre­sidenza Enrico Letta. Stamat­tina, il governo dovrebbe esse­re in grado di formalizzare la sua proposta in una nuova riu­nione plenaria con tutte le for­ze sociali. Domani, le linee ge­nerali saranno inserite nel Dpef, il documento di programmazione economica plu­riennale che il consiglio dei mi­nistri approverà.
 
Ieri, la spaccatura nel cen­tro-sinistra era ancora aperta e profonda: per venire incon­tro a quei 120.000 lavoratori si può arrivare ad aumentare le tasse, o no? La posizione di Prodi e di Tommaso Padoa-Schioppa, come di tutta l’ala riformista, è che «le risorse vanno trovate all’interno del sistema» ossia con risparmi su altre voci della previdenza. Per evitare di scaricare il peso sul fisco i responsabili economici di Ds e Margherita, ieri, hanno proposto  tra  l’altro «l’innalzamento   incentivato dell’età di pensione per le don­ne».
 
Sul fianco sinistro della mag­gioranza, le nuove tensioni di ie­ri sono partite dal Prc e dal Pdci; il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero («la partita non è ancora chiusa») ha rilanciato su scalone e modi­fica della legge Biagi. Verdi e Si­nistra democratica, invece, sembravano pronti all’accordo. Dal lato opposto Emma Bonino e Marco Pannella  hanno incita­to a resistere ai sindacati; il lea­der della Margherita Francesco Rutelli ha ripetuto che lo sgra­vio dell’Ici si farà; tutta l’Unione al Senato ha votato un ordine del giorno della Lega Nord che impegna a «ridurre la pressione fiscale per le famiglie e le impre­se».
 
Ce la farà il governo a varare il Dpef entro domani, come da calendario? «Insh’Allah» («se Dio lo vorrà», in arabo) ha scherzato Prodi nel pomerig­gio, nella riunione in cui ne pre­sentava la bozza alle Regioni. Alla radio, il presidente del Con­siglio ha fatto uno sforzo di buon umore: «E’ dal primo gior­no che sono al governo che dicono che cado il giorno dopo. Quin­di io prego tutti di continuare con questa novena, perché inco­raggia la nostra attività».
 
Alle Regioni il ministro del­l’Economia ha confermato che i nuovi obiettivi di deficit pubbli­co sono 2,5% del prodotto lordo quest’anno (una volta speso il «tesoretto») e 2,2% nel 2008: senza passi indietro, anzi con qualche passo in avanti, rispet­to agli obiettivi di risanamento già concordati con l’Europa, che erano 2,8% nel 2007 e 2,3% nel 2008. Anche il presidente della Sicilia, Totò Cuffaro, di centro-destra, accoglie bene l’impostazione della prossima fi­nanziaria: «Sarà a costo zero, si limiterà a spostare cifre da un capitolo all’altro».
 
«E’ falso che abbiamo cedu­to alla sinistra – ha pure detto il presidente del Consiglio, parlan­do alla tv – noi teniamo fortissimo il timone di uno Stato con i conti sani, sani, sani». Quanto al 2007, in concreto la sinistra non ha ottenuto nulla più di quanto Padoa-Schioppa volesse, insistono i riformisti. Ma dopo? No­nostante il quadro roseo dei conti per il 2008 tracciato nel Dpef, per la legge finanziaria re­stano aperti problemi molto grandi; e i soldi per ridurre l’Ici sono tutti da trovare.