Sarà una direzione di partito bollente. L’11 gennaio i vertici della Quercia si incontreranno per la prima volta dopo gli ultimi risvolti della vicenda della scalata Unipol a Bnl, dopo le intercettazioni delle telefonate tra Piero Fassino e Giovanni Consorte, le critiche degli intellettuali di sinistra, il bastimento di lettere di sfiducia dei lettori dell’Unità e la presa di posizione di Romano Prodi su La Stampa. Ma come se non bastasse, come se non ci fossero sufficienti elementi nel calderone, per i ds è in arrivo un’ulteriore pratica bollente: ordine del giorno a richiesta, questa volta, dei neoalleati de La Rosa del Pugno, l’organizzazione per l’immunità nata su idea dei radicali e allargata ai socialisti e che si è guadagnata ora il sostegno ufficiale di una parte del partito di Fassino.
Va bene il momento critico, è comprensibile, hanno scritto undici componenti del direttivo ds, tra cui Lanfranco Turci, Cesare Salvi e Fabio Mussi in una lettera aperta a Piero Fassino e Massimo D’Alema su L’Unità di sabato, «ma sentiamo il dovere di richiamare l’attenzione della direzione anche su un altro argomento, su cui avvertiamo l’esigenza di una svolta urgente nostra e di tutta l’Unione. Ci riferiamo al rapporto con il nuovo soggetto politico della Rosa nel pugno. Nei confronti di questo soggetto politico c’è un’insofferenza che traspare dagli atteggiamenti e soprattutto dai silenzi di tutti i membri dell’Unione e del suo leader Romano Prodi».
Basta trattare la Rosa nel pugno come una Cenerentola, ha condiviso ieri anche il senatore a vita Giorgio Napolitano in un’intervista a “Radio Radicale”: direzione ds ci sia un «chiarimento» sul loro ruolo. «Lo spirito con questo soggetto – ha spiegato Napolitano – credo debba essere quello di un confronto diretto e di un approfondimento su temi che sono molto importanti per il centrosinistra nel suo insieme». È importante che i radicali siano nell’Unione, chiarisce Napolitano, perché «altrimenti non avrebbe senso caratterizzante il centrosinistra come alternativa di insieme al centrodestra. Guai se non ci fosse la cultura liberale, libertaria e laica».
È molto significativo, ha commentato Turci, «che un autorevole e prestigioso esponente dei ds come Giorgio Napolitano abbia espresso il suo appoggio alla lettera aperta che undici membri della Direzione Nazionale hanno inviato a Fassino e D’Alema per sollecitare una iniziativa dei Ds tesa a superare la situazione di stallo nei rapporti tra Unione e Rosa nel pugno».
L’alleanza radicali-Sdi non sarà però allargata. Bobo Craxi ieri ha infatti definitivamente chiarito che non intende partecipare a un nuovo simbolo con il partito di Pannella. I socialisti del nuovo Psi che si sono allontanati da Gianni De Michelis seguano la strada delle «intuizioni del craxismo rinnovate ed adattate ai tempi attuali», i radicali la loro strada: «Ritengo – ha detto ieri Bobo Craxi – che un’alleanza elettorale, in questo momento, appaia non utile né a loro né a noi. E che i socialisti italiani, in una più ampia convergenza, debbano lavorare per una lista capace di promuovere la cultura politica del socialismo liberale, di cui si è smarrito il senso e di cui si è profondamente palesato il vuoto nella sinistra italiana». Si corre dunque da soli, con obbiettivo al 2 per cento, anche perché «la nuova legge elettorale proporzionale – ricorda Craxi – sembra tutelare maggiormente le distinte identità politiche. E io credo che essa possa esaltare sia quella radicale, sia quella socialista».
Il segretario dei radicali, Daniele Capezzone, ha intanto lanciato ieri a chiusura del comitato nazionale del partito i tre temi, «le tre priorità politico-elettorali che la Rosa nel pugno vuole portare nell’Unione». Al primo posto i Pacs, i patti di civile convivenza tra le coppie, omo e eterosessuali. Poi «l’opposizione al progetto governativo volto a determinare il carcere per il possesso di sei-sette spinelli». E infine «il rilancio dell’agenda Giavazzi con il superamento degli ordini professionali, l’abolizione del valore legale dei titoli di studio e la lotta al sistema di lobby, oligopoli e corporazioni che bloccano il “sistema Italia”».
Con la pressione di undici membri della direzione nazionale e di un grande padre come Napolitano mercoledì la direzione della Quercia dovrà quantomeno prendere atto di queste istanze.