Raccolta dunque l’istanza dei Radicali che si sono opposti alla richiesta di archiviazione del pm Angelantonio Racanelli. Il pubblico ministero sosteneva che non si può escludere «almeno a livello putativo» la possibilità che la pillola del giorno dopo possa essere una pratica abortiva e non anticoncezionale. Gli avvocati di Francesca C., Alessandro Gerardi e Massimiliano Iervolino, hanno invece sottolineato che «tale farmaco, come è scientificamente provato, agisce in emergenza inibendo o ritardando l’ovulazione. Se la fecondazione è già avvenuta, è inefficace». Soltanto dopo le nuove indagini, il gip deciderà se procedere o meno contro i medici. Il giudice di Roma, stavolta Luisanna Figliolia, mercoledì prossimo tornerà ad affrontare il tema della pillola del giorno dopo, deciderà sulla richiesta di archiviazione delle accuse contro i medici del Sant’Eugenio che hanno rifiutato il farmaco ad una ragazza di 20 anni.
Intanto il ministro del Welfare annuncia una «correzione» delle linee guida emanate da Livia Turco sulla legge 40 perla procreazione assistita. In commissione Sanità al Senato, Maurizio Sacconi ha parlato anche «di monitoraggio sulla piena applicazione» della legge 194, «in particolare sull’articolo 6, in relazione a malformazioni del feto che possono comportare danni per la salute della madre».