RADICALI ROMA

PILLOLA DEL GIORNO DOPO//L’ASSOCIAZIONE RADICALIROMA DENUNCIA I MEDICI OBIETTORI DI COSCIENZA

La scorsa settimana l’Associazione RadicaliRoma ha depositato un esposto presso la Procura della Repubblica di Roma nel quale si denuncia il comportamento dei medici del Policlinico Umberto I° e del San Giovanni di Roma che sabato 31 dicembre 2005 si sono appellati all’obiezione di coscienza rifiutandosi di prescrivere la cosiddetta “pillola del giorno dopo” alla dott.ssa Francesca Capone (vicenda raccontata da Corrado Augias su La Repubblica del 17 gennaio u.s.).

Il rifiuto sempre più generalizzato negli ospedali pubblici  di prescrivere il predetto farmaco esprime chiaramente un diffuso problema politico e rappresenta sicuramente un campanello d’allarme che dovrebbe far riflettere su un clima culturale che si rivela ben poco liberale e attento ai diritti dei cittadini. Rimaniamo infatti dell’idea che l’obiezione di coscienza non possa rientrare fra i diritti consentiti a chi svolge una funzione di pubblica necessità (se non nei casi espressamente previsti dalla legge) e che pertanto il personale medico-sanitario richiesto non possa rifiutarsi di prescrivere un farmaco (d’urgenza) legalmente in commercio, altrimenti si giungerebbe all’assurdo di costringere una donna – in ipotesi residente in un piccolo paese dove tutti i medici aderiscono all’obiezione di coscienza – a ricorrere all’aborto chirurgico quando la sua volontà è proprio quella di evitarlo.
Su tutto questo in un Paese normale una classe politica responsabile: a) avrebbe già da tempo azionato mezzi e risorse per una campagna di informazione nazionale volta a spiegare, dati scientifici alla mano, il carattere non-abortivo della pillola in questione, evitando così che solo i movimenti per la vita dicano la loro in merito; b) avrebbe già attivato tutte le procedure necessarie a controllare il corretto funzionamento delle strutture pubbliche, senza chiudere gli occhi di fronte alla loro metamorfosi in strutture confessionali.
Qui da noi non si profila niente di tutto questo, forse perché ad alcuni il problema continua a sembrare marginale, quando al contrario è il sintomo di un male ben più profondo. E di un diritto negato.