Miriam Mafai, La Repubblica, 25 febbraio
«Il vertice della Cei ha dato la garanzia allo stato maggiore del
centrodestra che i cattolici del centrosinistra (dall’Udr agli ex ppi, ai prodiani)avrebbero impedito l’intesa tra l’Unione e Pannella. Insomma, si sarebbero prestati per fare un’operazione di
cui il Cavaliere sarebbe stato sicuramente uno dei beneficiari. Per
fare dei nomi, Camillo Ruini e i vescovi italiani si sono mossi non solo su personaggi di primo piano come Pierluigi Castagnetti, Franco Marini e lo stesso Prodi, ma anche sui singoli candidati alla presidenza delle regioni (lo stesso Ruini ha ricevuto quello del
centrosinistra per il Lazio, Piero Marrazzo) per bloccare l’alleanza con i radicali».
Augusto Minzolini, Panorama in edicola questa settimana
«Non ignoro che a questa decisione si è arrivati in un clima nel quale settori influenti e autorevoli della Chiesa cattolica si sono esercitati in pressioni politiche che tutti speravamo appartenessero a un’epoca del passato»
Dichiarazione del segretario dello Sdi Enrico Boselli, Agenzia Ap Biscom del 24 febbraio
«È indubbio che la Conferenza episcopale italiana veda i referendum come il fumo degli occhi; che soprattutto tema un sovrapporsi della campagna referendaria a quella per le
Regionali: cosa che di fatto costringerebbe i vescovi a schierarsi con la Casa delle libertà, legando loro le mani. (…) Certo, è vero che dopo molto tempo i vescovi e la Chiesa hanno ripreso a interessarsi di politica attiva. Un «fattore C» che si spiega però
con i molti interessi che ruotano intorno alle regioni, dal sostegno
economico alle parrocchie alla sanità, alle scuole».
Sito internet del settimanale Panorama, 24 febbraio
«Dunque il cardinale Ruini anche questa volta si è fatto ascoltare e rispettare dal presidente del Consiglio. Ma la vera sorpresa, i sintomi di una risorgente egemonia cattolica è arrivata nelle ultime quarantott’ore. I cattolici democratici del centrosinistra , imitando gli omologhi del Polo, sono letteralmente insorti contro l’accordo con i radicali».
La Stampa, 24 febbraio
«La Cei ha, nei modi discreti ma efficaci che le sono propri, compiuto un vero e proprio take over su tutte e due le coalizioni per quanto riguarda i referendum… Su tutto litigano i due schieramenti, tranne che sul feticcio della libertà di coscienza in materia
referendaria. Se la lista Coscioni fosse accolta in uno schieramento
spezzerebbe questa stupefacente cappa di piombo che l’Italia non ha conosciuto neanche ai tempi della Dc imperante, e sotto cui vive invece oggi, a causa di un sistema politico incerto e timoroso,
costantemente bisognoso di protezione da parte di qualche potere forte, in doppiopetto o in tonaca poco importa. (…) Sembra che il nome di Luca Coscioni non possa stare in un simbolo elettorale, né nella casa delle libertà né nell’altra casa.
Perché evoca battaglie per la libertà della ricerca scientifica, attraverso il corpo di un uomo martoriato dalla malattia, che ha deciso di continuare a sperare in quella cosa che una volta era il faro della cultura occidentale, di destra o di sinistra che fosse, e che si chiama progresso, scoperta».
Il Riformista, 24 febbraio
La risposta di Luca Coscioni oggi sul Corriere della sera:
«Aspettiamo a parlare di fallimento. Sto reagendo con la consapevolezza di un rilancio politico forte, sorridendo ironicamente sulla durata della seduta della camera di consiglio dell’Unione: troppo lunga per pronunciare una verità tenuta nascosta ma chiara
da sempre, la paura di possibili minacce di tremende pene dell’inferno.
Ma noi non ci rassegniamo. Stiamo raccogliendo a decine le disponibilità di malati, scienziati, cattolici del dissenso che entrino a far parte delle Liste Radicali-Luca Coscioni. Ma
anche la disponibilità di politici, militanti referendari che, entrando nelle nostre liste, facciano cadere il veto».
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http://servizi.radicalparty.org/lucacoscioni/civicspace/?q=node/1731