RADICALI ROMA

Polveri sottili? Non è mica tutta colpa delle auto

Le polveri saranno anche sottili, ma il problema è parecchio ingombrante. Roma soffoca di smog e il Campidoglio mette al bando i veicoli più inquinanti. Come si sa, dal primo gennaio moto e motorini a due tempi euro 0 non possono circolare all’interno dell’anello ferroviario (per i residenti il divieto scatta a novembre). Autoveicoli e minicar diesel euro 1, invece, sono interdetti dalla fascia verde solo quando almeno due centraline dell’Arpa Lazio superano i livelli delle polveri sottili per tre giorni consecutivi. Inoltre tornano con l’anno nuovo i tanto discussi giovedì di targhe alterne (dal prossimo 11 gennaio fino al 29 marzo) e le beneamate domeniche a piedi.

Provvedimenti utili o palliativi senza efficacia? L’attuale normativa europea prescrive misure emergenziali nel caso in cui si superi per 35 giorni l’anno la soglia minima consentita di 50 microgrammi per metro cubo relativamente al Pm10. Nel 2006 le centraline romane hanno tutte abbondantemente sforato questa soglia e l’anno si è chiuso con addirittura 141 superamenti sul trafficatissimo Corso Francia. Dall’altro lato, è andata meglio a Villa Ada che però ha concluso a quota 46. Un dato non incoraggiante per un polmone verde, da spiegare tenendo conto che il particolato, essendo spesso un inquinante secondario, non nasce da emissioni dirette come capita ad esempio con l’ossido di carbonio. Dunque si assottiglia la differenza tra le diverse zone della città, più o meno trafficate, e non si è più al riparo da nessuna parte.

SOZZI: “ATTENZIONE AL PARTICOLATO SECONDARIO”
“Parlando di inquinamento – dice infatti a RomaOne.it Roberto Sozzi, direttore tecnico dell’Arpa – non contano solo le emissioni ma anche la dispersione in aria. Non per tutti gli inquinanti c’è una relazione lineare tra immissioni e concentrazioni. Il particolato è strano, la gente pensa che si tratti di polvere in senso stretto, mentre a volte sono anche particelle liquide”. Secondo una ricerca del Csst (Centro Studi sui Sistemi di Trasporto), le auto hanno un’incidenza sulla produzione complessiva di Pm10 “stimabile intorno al 20-22%”; dunque il traffico veicolare non sembra pesare poi così tanto sui livelli delle polveri. “Sì – spiega Sozzi – contano i fattori naturali e il trasporto di sostanze che provengono da lontano, per esempio dalle aree desertiche che si stanno avvicinando sempre più o dal mare. Ma c’è soprattutto il particolato secondario, cioè quello che non viene da una fonte diretta di emissione e che sorge piuttosto da processi e combinazioni chimiche che avvengono continuamente nell’atmosfera. Quest’ultima è come un grande e imprevedibile pentolone in cui reagiscono un migliaio di agenti diversi, molti dei quali di carattere organico, provenienti per esempio dalla vegetazione”.

“GLI AMMINISTRATORI? HANNO DI CHE DISPERARSI…”
Morale? Le politiche di contrasto sono difficili e quasi mai pianificabili a lunga scadenza. Il dirigente Arpa scherza: “Gli amministratori hanno di che disperarsi. Prendiamo un inquinante secondario come l’ozono: non è emesso da nessuno. Nei giorni in cui il clima favorisce la concentrazione di particolato secondario, dunque, bloccare le auto non serve a nulla. Mentre va bene fermare il traffico quando la situazione meteorologica agevola il ristagno al suolo degli agenti inquinanti. Le condizioni del clima variano di giorno in giorno in una regione come il Lazio. Quindi, a parità di emissioni, la situazione muta parecchio. A volte pesa più l’inquinamento primario, a volte quello secondario”. E allora? “Dobbiamo capire come portare avanti il risanamento che l’Ue ci chiede – aggiunge Sozzi – Il trasporto pubblico riduce le emissioni primarie, va bene, ma a volte queste politiche danno riscontri strani, non attesi. In ogni caso è cosa buona abbattere le fonti di inquinamento, perché anche di fronte a una crisi di carattere naturale i margini di azione sono maggiori”.

“…LA RICERCA DI BASE E’ IN AFFANNO”
Se i veicoli contano così poco, cosa determina allora il famigerato smog? “Il riscaldamento ha un peso, ma tutto sommato ridotto in una città come Roma che non è la fredda Milano – chiarisce il dirigente Arpa – L’atmosfera è un calderone aperto ai lati, per cui il vento sposta le particelle e a volte la fonte dello smog non è in loco: pensiamo ad esempio alle centrali termoelettriche che stanno lontano, in periferia”. “Una quota importante di inquinamento, però, nasce proprio dal pm10 secondario che si è generato da solo – riflette Sozzi – direi un buon 40% che può variare di giorno in giorno e che già il sole favorisce. I ricercatori inseguono una via primaria per capire da dove nascono questi matrimoni tra sostanze che attivano certi processi. Ma da noi manca la cultura della ricerca di base e scarseggiano opportunità allettanti per i giovani studiosi”. Sempre il solito problema. “A volte dobbiamo arrabattarci lavorando in network con i colleghi di altre città – spiega l’esperto – in base ad accordi del tutto spontanei e informali”.

“ELETTRIFICARE TUTTO PER AVERE MENO AUTO? COSI’ SI GENERA NUOVO INQUINAMENTO”
Oltre alle pm10 ci sono le più pericolose pm2.5, per le quali l’Europa sta studiando una normativa ad hoc, che sostituirà anche la vigente sul particolato più grande e che sarà certamente più restrittiva. “Il problema è che nel Continente non c’è accordo sui limiti di concentrazioni e sul numero di superamenti da consentire”, dice Sozzi. E aggiunge: “Roma è strangolata dal traffico (730 auto ogni 1000 abitanti, ndr) ma attenzione a pensare che la soluzione possa essere quella di elettrificare tutto e di mettere tram ovunque: servirebbe tanta energia elettrica e ricavarla significa inquinare. Ecco che la visione del problema travalica i confini locali”. Infatti il Campidoglio non sta solo pensando al trasporto su ferro con la rete metro che contemplerà la B1, la C e la D entro il 2019-2020. Si punta anche sui bus al metano (400 unità entro il 2006) e si allargano le ztl e le aree pedonali (364mila metri quadri).

“PIU’ CENTRALINE? PUNTEREMO ALL’EFFICIENZA”
Ultima questione: il numero e la collocazione delle centraline di rilevamento Arpa. Al momento sul territorio del Comune di Roma ce ne sono 15, ma secondo Sozzi “non aumenteranno di molto, anche se tutti le chiedono. Spero che ne vengano installate di nuove a nord-est, nella zona di Settebagni, e a sud. Da quest’estate è attiva quella di Ciampino che è espressamente dedicata ai rilevamenti sul trasporto aereo. Aumenteranno invece nel resto della regione, credo di 5 o 6 unità. Non di più, perché costano in termini di realizzazione e manutenzione. Ma – conclude – baderemo soprattutto a migliorare la rete, a renderla più moderna ed efficiente”.