RADICALI ROMA

Presidenzialismo? Sì, grazie. Ma democratico.

Al già presidente della Corte Costituzionale, Gustavo Zagrebelsky, il presidenzialismo non piace. Ai radicali (se non a tutti, quanto meno ai più) invece sì. Ma su una cosa siamo d’accordo con il costituzionalista intervistato da Corradino Mineo: se presidenzialismo deve essere, bisogna prendere a modello quei paesi in cui esso si conforma a regole democratiche.

Quindi vanno bene gli Stati Uniti, va bene la Francia. Ma non riusciamo a non pensare che il nostro Presidente del Consiglio, quando immagina una possibile riforma di tipo presidenziale, rivolga il suo pensiero ad Est più che ad Ovest. Alla Russia di Putin più che all’America di Obama.

E’ evidente a tutti che durante i governi Berlusconi il legame con il gigante euroasiatico si è via via rafforzato. Complice senza dubbio la scarsità di fonti energetiche del nostro paese, ma che oggi sembra spingerci addirittura ad una collaborazione tecnica ed economica finalizzata alla costruzione di centrali nucleari.

Sicuramente qualcuno non mancherà di notare la curiosa scelta del governo italiano, rivolta all’unico paese incorso in un incidente nucleare a carattere catastrofico e globale (d’accordo, quella era l’Urss…). Ma quello che vogliamo sottolineare è la modalità con cui questa scelta viene presentata, come il risultato di una politica condotta tutta dal vertice, senza un serio dibattito pubblico che coinvolga i cittadini, se non altro in quanto abitanti dei luoghi destinati ad accogliere gli impianti.

E che si tratti delle scorie da stoccare a Scanzano Jonico, della TAV in Val di Susa, delle discariche della Campania, si può dire che si va riducendo la capacità dei cittadini di controllare le scelte di governo attraverso gli ordinari strumenti della democrazia, mentre aumenta la preferenza per metodi di lotta extra-istituzionali.

Tutto questo si inquadra nel contesto di progressivo svuotamento dei poteri delle assemblee elettive, ridotte a mere appendici formali degli organi di governo e chiamate a ratificare decisioni formatesi altrove. Questo appare l’opposto di quanto avviene in un regime presidenziale, ma democratico, in cui un governo forte è bilanciato da una assemblea legislativa altrettanto forte, con effettivi poteri di controllo sugli atti dell’esecutivo.

Gli strumenti di democrazia diretta (referendum e iniziativa popolare) stanno messi ancora peggio.

Torniamo così al tema da cui siamo partiti. Aggiungiamo che le assemblee dovrebbero essere elette con un metodo che consenta agli abitanti di ogni territorio di essere adeguatamente rappresentati (si sa che abbiamo un debole per i collegi uninominali).

A tal proposito, la sconfitta di Emma Bonino è apparsa, tra l’altro, come la rivincita delle province nei confronti della metropoli. Speriamo che Renata Polverini non voglia ricompensarle ove con una discarica, ove con un inceneritore, ove con una centrale nucleare…

di Marcello Blancasio