RADICALI ROMA

Prodi: «Avanti in tutte le direzioni»

  Il Governo andrà avanti «in ogni direzione». Dopo un week end di polemiche incrociate, con le categorie colpite dalle liberalizzazioni sul piede di guerra, Romano Prodi ritorna sul tema della concorrenza e delinea la strategia dell’Esecutivo: «Questa reazione non ha senso, con il provvedimento sulle liberalizzazioni non abbiamo voluto colpire qualcuno, tanto meno le categorie non vicine al Governo, anche se fatico a comprendere una distinzione di questo genere», ha detto Prodi, chiudendo l’assemblea della Confesercenti. «Dobbiamo avviare un processo riformatore in tutto il Paese, mettendo al centro del lavoro il cittadino consumatore», continua il presidente del Consiglio. I tassisti sono pronti agli scioperi? «Ma perché, non sono forse cittadini che beneficiano della liberalizzazione nel settore assicurativo e viceversa?», continua Prodi, per spiegare la logica delle scelte di venerdì scorso, su cui ha avuto subito il placet della Confindustria, ribadito ieri da Luca di Montezemolo: «Un primo passo importante nella giusta direzione, soprattutto per i consumatori».

 

 

 

 Misure «normali» le aveva definite poco prima il ministro dello Sviluppo, Pierluigi Bersani, coprotagonista della mossa del Governo. Confermando che «adesso tocca ad altri» e che «bisogna dare un’occhiata a settori come l’energia, le telecomunicazioni, le banche». Nessun «furore liberalizzatore», piuttosto, mettere mano in quei comparti imprenditoriali «dove i conti tornano sempre», ha continuato Bersani. E rivolto ai tassisti: «Sono figlio di un artigiano, non darò mai addosso a un lavoratore che guida una macchina».

 

 

 

  Bersani parla di «ridare spazio ai giovani», Prodi di «ridare speranza per il futuro, una speranza che negli anni passati non c’è stata». La crescita è l’obiettivo principale, che va di pari passo con il risanamento dei conti pubblici, all’insegna dell’equità sociale. Un Paese che vuole crescere non può avere dei costi delle Rc auto e dei servizi bancari a livelli enormi rispetto all’Europa. «Serve una svolta per il futuro», ha detto il presidente del Consiglio, convinto che le proteste rientreranno e che il Parlamento capirà. lì testo del decreto arriverà oggi al Senato e l’intenzione, come hanno detto sia il ministro per l’Attuazione del programma, Giulio Santagata, sia il presidente della commissione Industria della Camera, Daniele Capezzone, è di convertirlo entro luglio. Aucora non se ne è parlato, ma non è escluso che a Palazzo Madama si possa chiedere la fiducia. Sempre che il provvedimento non trovi invece consensi anche dentro la Casa delle libertà, dove è già iniziato qualche smottamento.

 

 

 

 A suscitare perplessità è stato il metodo: un decreto, senza ascoltare le categorie interessate. Su questo versante ora il Governo apre la porta: «Siamo disponibili al dialogo», ha detto Prodi, mentre Bersani ha annunciato uno sportello presso il suo ministero. Si è già fatto avanti Marco Venturi, presidente della Confesercenti: «Non ci sono nè barricate né pregiudizi, ma sicuramente nel decreto ci sono cose da correggere che riguardano il commercio, per esempio l’eccessiva attenzione alla grende distribuzione». Prendono gli applausi Prodi e Bersani quando, di fronte alla platea, sottolineano l’importanza dei negozi nei centri storici per evitare le desertificazione dei centri storici. Se i tassisti non demordono e la Federfarma annuncia un giorno di stop nelle farmacie, l’Abi ieri ha dato l’ok: «Siamo totalmente favorevoli al provvedimento nel suo complesso, restiamo perplessi sul cambiamento simultaneo dei tassi all’attivo e al passivo che riduce la concorrenza», ha commentato il presidente, Maurizio Sella.

 

 

 

 Da buon sportivo, Prodi è ricorso ad una immagine efficace per descrivere l’Italia: «E’ come una persona che deve perdere 10 chili di grasso ma metterne 5 di muscolatura». Ed è con questo spirito che verranno realizzati, dopo la manovrina di venerdì, il Dpef e la Finanziaria da 40-45mila miliardi, cioè 3 punti di Pil. Finora il Governo ha agito sulle entrate, riducendo evasione ed elusione, recuperando base imponibile Iva senza ritocco alle aliquote. Poi bisognerà intervenire, con la Finanziaria, sulla spesa corrente. Con equità: «Il Governo Berlusconi ha agito sulle differenze di reddito tra le categorie, rendendo l’Italia uno dei Paesi più iniqui», ha detto Prodi. Ed ha citato l’intervento sui costi della politica come passo numero uno per dare il buon esempio: «Bisogna cominciare dall’alto, altrimenti il Paese ha il dovere di non seguire il Governo».