Marco Pannella per la prima volta nel quartier generale di Romano Prodi, a piazza Santi Apostoli. Un abbraccio con il leader dell’Unione, convenevoli di rito, un ora e mezzo di trattative (non senza momenti di scontro) e alla fine un accordo che sorprende e innervosisce gli alleati, Margherita e Ds in primis. La Rosa nel pugno sottoscriverà il programma, ma al testo allegherà un documento in cui si dice che Radicali e Sdi non hanno partecipato, se non «in forma marginale» come sottolinea Daniele Capezzone, alla stesura del tomo di 281 pagine presentato giorni fa all’Eliseo. Il secondo punto dell’intesa con Prodi, Pannella lo mostra così: “Un documento pubblico in cui saranno sottolineate le caratteristiche storiche e politiche della Rosa nel pugno rispetto agli altri partiti dell’Unione”.
POLTRONE — I presenti (Pannella, Boselli, Villetti, Capezzone, Cappato, Intini) raccontano che Prodi ha concesso quel che ha concesso ”senza difficoltà alcuna”. Clima sereno e amichevole, almeno fino a quando Enrico Boselli solleva una questione non di poco conto. «Non pensare, Romano, che noi della Rosa
staremo nella coalizione da ospiti indesiderati dopo essere stati sulla porta per mesi – avverte il leader dello Sdi -. Siamo la quarta forza del centrosinistra e la questione delle poltrone istituzionali non si può risolvere come una spartizione tra Ds, Margherita e Rifondazione». Prodi annuisce, si mostra seccato per le voci che vorrebbero le presidenze di Camera e Senato come una contesa a tre fra D’Alema, Bertinotti e Marini, poi tranquillizza Boselli: «Io non ho dato deleghe, non ho preso impegni con nessuno». Pannella si accorge che il Professore è preoccupato e addolcisce il clima con una promessa di lealtà; «Saremo i giapponesi del governo». Non creeranno problemi, non tenderanno agguati «Ma certo — aggiunge il leader radicale — le nostre battaglie di laicità le porteremo avanti”.
DISAPPUNTO — L’idea che il Professore possa aver elargito alla Rosa una sorta di patentino di diversità lascia sbigottito il presidente dei deputati della Margherita. Pierluigi Castagnetti ritiene “un errore, una cosa incomprensibile” l’accordo di piazza Santi Apostoli: «L’intesa di governo deve essere condivisa da tutti, chi sostiene l’Unione si impegna a sottoscrivere il programma e non ci sono deroghe possibili», avverte severo il capogruppo dielle. Analogo disappunto emerge dalle parole di Beppe Fioroni. Il responsabile Enti locali della Margherita sostiene che «quando si sottoscrive un programma è perché lo si condivide e perché si vuole governare insieme. Tutti abbiamo le nostre specificità e diversità —conclude Fioroni—ma ci riconosciamo nel progetto per l’Italia di Romano Prodi”. Altrettanto critico il dielle Gigi Meduri, che comprende l’esigenza della Rosa di ritagliarsi uno “spazietto elettoralistico”, ma si chiede “come farà Prodi una volta al governo se continua a sottoscrivere accordi con tutti?”.
Clemente Mastella, invece, accoglie la notizia con un certo sollievo. “Liberi loro, liberi tutti”. Il che vuol dire che l’Udeur non voterà mai e poi mai una legge per il riconoscimento delle unioni civili. Sorpresa anche nei Ds, con Peppino Caldarola che contesta quella che a lui pare «una procedura di convergenza fondata su un diktat, più che sulla formazione di un consenso”.
CONFRONTI TV — Loro, radicali e socialisti, sono ovviamente soddisfatti. “Nel documento sarà riconosciuta la nostra diversità di contenuti”, gongola Boselli. E poi Prodi ha promesso che la Rosa non sarà esclusa dai confronti tv, dove la nuova formazione schiererebbe Emma Bonino. Restano i cinque punti di dissenso sul programma: finanziamenti alla scuola privata, Pacs, abolizione degli ordini profession ali, reddito di cittadinanza e anticipo a 5 anni dell’obbligo scolastico. “Sono le nostre peculiarità e l’accordo con Prodi le metterà nero su bianco — spiega il senso politico dell’intesa Roberto Villetti —. Non vogliamo tenerci le mani libere, ma dev’essere chiaro che il programma è stato scritto senza di noi”.