RADICALI ROMA

Prodi: priorità condivisibili Insorgono sinistra e «Rosa»

“Parla come un Capezzone qualsiasi, come un qualunque capofazione…” Daniele Capezzone dà voce all’ira della Rosa nel pugno per le parole del cardinal Ruini, che ha difeso la famiglia fondata sul matrimonio e bocciato severamente i Pacs. Inevitabili, a venti giorni dal voto, le ripercussioni nei due poli. Se l’Unione si divide tra favorevoli e contrari, nella Cdl è una gara ad apprezzare. Pier Ferdinando Casini sposa il Ruini pensiero, provando a stoppare le «rituali polemiche stucchevoli». E Silvio Berlusconi condivide «l’alto richiamo alla centralità della famiglia e ai valori della vita, ideali e principi sui quali, fin dalla sua nascita, è schierata coerentemente Forza Italia». Ronchi, per An, condivide: quei valori per noi sono punti fermi.

 

 

 

 Più articolata l’Unione, La sinistra radicale è compatta nel respingere la «pericolosa offensiva» contro la laicità: «Lo Stato non è una teocrazia» ricorda Marco Rizzo del Pdci e Vladimir Luxuria di Rifondazione cita un sondaggio Eurispes secondo cui il 69% dei cattolici è favorevole alle unioni civili. La Rosa nel pugno si erge a «presidio» della laicità, mette in discussione il Concordato, denuncia la linea «rinunciataria» dell’Ulivo e dipinge Ruini come un leader di partito. «La Chiesa non si schiera? Più di così!» risponde Emma Bonino. Ed Enrico Boselli parla di Ruini come di un «premier ombra». L’Ulivo invece (pur con alcuni distinguo) approva. Romano Prodi condivide il «lucidissimo elenco di priorità politiche e morali» e l’invito del cardinale «a parlare della politica concreta e ad abbassare il livello della polemica strumentale», ma appare evidente come il Professore stia ben attento a non sfiorare il tema delle coppie di fatto. Francesco Rutelli, che apprezza la neutralità della Chiesa, sorprende con una difesa appassionata delle unioni civili: «Si moltiplicano le forme di convivenza ed è giusto che vi sia un riconoscimento dei diritti di chi convive». Omosessuali compresi.

 

 

 

 Il ds Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay, respinge i diktat del Ruini «capo religioso» e liquida il suo discorso come «le solite giaculatorie». Assai più cauto Piero Fassino. Il segretario della Quercia apprezza l’equidistanza della Chiesa, così come l’appello «importante e significativo» ad abbassare i toni e si dice pronto a un confronto su vita e famiglia ispirato a una «laicità capace di garantire l’uguaglianza dei cittadini». Pungenti le dichiarazioni di alcune donne ds. Da Marina Sereni (“nessuno può arrogarsi il monopolio di principi e valori cari ai cattolici”) a Barbara Pollastrini: «Gli italiani voteranno sulla base della loro esperienza quotidiana di vita».