RADICALI ROMA

Prodi rivendica la legge sull’indulto «Me ne assumo la responsabilità»

  La decisione di varare l’indulto è stata «una scelta di civiltà», della quale «mi assumo ancora una volta tutta la responsabilità». Romano Prodi interviene al 30° congresso nazionale degli enti di volontariato penitenziario, e dunque sa di parlare davanti ad una platea di addetti ai lavori che conoscono e affrontano ogni giorno la disumanità delle galere italiane. E soprattutto parla al fianco del Guardasigilli Clemente Mastella, che per quella legge, varata quasi all’unanimità dal Parlamento, è stato più volte crocefisso persino dai colleghi di governo, a cominciare dal suo eterno antagonista Tonino Di Pietro. Mastella confida di avere «sofferto un po’ di solitudine» in questi mesi, dopo l’approvazione di una legge che certo non ha contribuito alla popolarità sua e del governo e che ha alimentato, a volte a sproposito perché «non giustificato sul piano statistico», l’allarme sociale. Solitudine e anche irritazione, perché spesso il ministro della Giustizia non si è sentito difeso a sufficienza dal governo e dal premier: «Ho pagato il mio prezzo», sottolinea. E in questa occasione Prodi ha voluto offrirgli un gesto distensivo e una copertura politica.

 

«Sembra che questa legge l’abbiamo approvata solo io e te…», ironizza Mastella. Il Professore prende la palla al balzo e replica: «Ha ragione Clemente. Sembrerebbe che la legge sull’indulto l’avessimo votata solo noi due. Invece l’hanno votata la maggioranza e l’opposizione. È stata votata giustamente, perché la situazione era insostenibile, sapendo benissimo che questa non è la soluzione di lungo periodo di un problema.

 

 

 

È un rimedio parziale, temporale – ammette il leader dell’Unione – ma quando non si hanno alternative, bisogna scegliere per il minor male. Questa è la regola che noi dobbiamo utilizzare in politica, perché viviamo su questa terra». «Io però – avverte Prodi – pretendo questo: un politico che prende una decisione se ne deve poi assumere la responsabilità. E io di fronte a voi, mi assumo ancora una volta, insieme al ministro della Giustizia, la responsabilità di questa legge». Poi il premier ha ricordato la visita di papa Giovanni Paolo II al Parlamento italiano, che «fece molta impressione perché richiamò le istituzioni, invitandole ad un “segno di clemenza” verso i detenuti costretti a vivere in condizioni di penoso sovraffollamento». Sono poi passati anni da quel 14 novembre del 2002. E quando infine la legge sull’indulto è stata varata, lo è stata, tiene a ricordare Prodi, con il sostegno «di tutti, votata da 705 parlamentari di maggioranza ed opposizione». Ma le parole del premier non piacciono a Di Pietro, che tramite il suo capogruppo Donadi fa sapere: «Non capiamo cosa ci sia da essere orgogliosi o da rivendicare. Sull’indulto meglio stendere un velo pietoso».