RADICALI ROMA

Protocollo olandese

Chi scrive conosce e stima Christian Rocca quanto apprezza e sostiene l’associazione Luca Coscioni. Non dunque per banale questione di polemica elettoralistica, ma come tutti seduti a un comune tavolo di famiglia, a propria volta non comprende bene come Rocca dia ai radicali dei “propagandisti”, in materia del protocollo di Groeningen che disciplina i tre casi di posssibilità di applicazione di eutanasia infantile. La tesi sostenuta da chi ha orrore del protocollo olandese lo identifica con la posssibilità di praticare eugenetica, e detta cosi è giocoforza secondario poi se a giudizio di famiglie e collegi medici ciò possa essere ipoteticamente volto a fini razziali, religiosi o di qualunque altro tipo. Ma il problema invece è di ordine diverso. Nei rarissimi casi nei quali sinora si è posto il problema in Olanda – cioè di bambini non comunque destinati a morte per le patologie che li avevano colpiti, ma affetti da gravissime patologie per le quali la sopravvivenza è confinata dietro terapie intensive alle sole funzioni vitali coadiuvate extracorporee senza coscienza di sé – mai una sola volta la richiesta è stata accolta per handicap come quelli che gli accusatori dei radicali spacciano come prassi nazista. Chi scrive negli anni ha di molto esteso la concezione di funzioni vitali in presenza delle quali nel testamento biologico di ultime volontà del paziente continuare a disporre la persistenza delle terapie. E ha un rispetto assoluto della concezione della vita propria dei cattolici. Detto questo, il protocollo olandese ha a che fare con la dignità della morte contro l’accanimento terapeutico, cosa del tutto diversa dal diritto al suicidio e dall’eugenetica. Per chi scrive, su questo i radicali non sono cialtroni.