RADICALI ROMA

Quasi un cattolico su due è favorevole alla legalizzazione

Il dibattito sull’opportunità della legalizzazione dell’eutanasia anche nel nostro Paese torna periodicamente di attualità. Quando si manifestano situazioni eclatanti (come, in questi giorni, il caso di Welby) e, di conseguenza, i media vi porgono maggiore attenzione, i cittadini sono stimolati a considerare con più interesse la questione e ad elaborare il loro giudizio. In questo come in altri casi, la formazione dell’orientamento dell’opinione pubblica è frutto di un processo che si dipana nel tempo, con improvvise accelerazioni o rallentamenti e che subisce variazioni anche in relazione a specifici avvenimenti o dichiarazioni dei leader di opinione.

Tutti i dati dell’indagine

Accadde così trenta anni fa per il divorzio (ha ragione Pannella a sottolineare le similitudini con quel periodo) e sta avvenendo ora per l’eutanasia. Quest’ultima ha visto per molto tempo la contrarietà di gran parte degli italiani e, specialmente, l’esistenza di un’ampia area di indecisione. O, meglio, di assenza di opinione perché, si diceva, «non ci avevo mai pensato». Ancora nel 2001, quasi il 25% della popolazione non aveva un parere a riguardo. E tra i restanti, la maggioranza (54%) la riteneva «in nessun caso giustificabile».
Con l’intensificarsi del dibattito e a seguito delle sollecitazioni e, talvolta, delle provocazioni dei Radicali, molti cittadini sono giunti negli ultimi anni a formarsi un’opinione più precisa e altri l’hanno mutata. Tanto che oggi l’auspicio per una legge che autorizzi l’eutanasia è divenuto maggioritario. Naturalmente, buona parte dei favorevoli pone condizioni precise: che vi sia «dolore fisico insopportabile per il malato». O che «la scienza medica giudichi il caso senza speranza» (formulazione adottata nella ricerca della Chiesa Evangelica Valdese condotta da Eurisko nel Maggio 2006, dalla quale emerge il 69% di favorevoli all’eutanasia).
La legalizzazione dell’eutanasia viene approvata grosso modo nella stessa misura tra i vari gruppi sociali e tra i residenti nelle diverse regioni (con, però, una lieve accentuazione di contrari al Sud). La medesima «trasversalità» si riscontra in relazione all’orientamento politico: i favorevoli sono presenti in egual misura nell’elettorato del centrodestra e del centrosinistra, con una modesta accentuazione di contrari tra chi si astiene perché si sente «lontano e disinteressato dalla politica».
Viceversa, com’era ragionevole attendersi, l’atteggiamento verso l’eutanasia varia fortemente in relazione alla religiosità: l’auspicio alla legittimazione si riscontra molto più frequentemente (80%) tra chi non partecipa mai alle funzioni religiose. Ma anche tra i cattolici praticanti (quelli che vanno a messa almeno una volta al mese), quasi la metà, circa il 45 per cento, esprime il proprio favore.
L’insieme di questi dati mostra l’esistenza, nell’opinione pubblica nel nostro Paese, di un progressivo trend di accettazione dell’ammissibilità dell’eutanasia. Anche se permane una ampia minoranza di contrari, specie (ma non solo) appartenenti almondo cattolico. Anche in quest’ultimo, tuttavia, come nella società nel suo complesso, si manifestano gli effetti della progressiva «laicizzazione » della nostra cultura e, di conseguenza, dei nostri valori.
Renato Mannheimer