Da parte di Romano Prodi è certamente un segno di attenzione particolare, se non proprio di riconoscenza. 140 milioni stanziati dal governo per l’Istituto Gaslini di Genova con il decreto varato insieme alla Finanziaria rappresentano qualcosa di più del finanziamento di uno dei più importanti ospedali pediatrici d’Italia e del Mediterraneo. Anche se nulla c’entrano le critiche sulla gestione dell’istituto sollevate proprio in questi giorni da un’inchiesta dell’Espresso. Il fatto è che il Gaslini, per lascito ereditario del fondatore, è affidato all’Arcivescovo pro tempore di Genova. Che fino a marzo scorso è stato Monsignor Tarcisio Bertone, divenuto poi segretario di Stato Vaticano, e oggi è monsignor Angelo Bagnasco, che è anche presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Bertone e Bagnasco, due interlocutori fondamentali, e non solo in chiave istituzionale, del cattolico Romano Prodi. Che al di là dell’apparenza provocatoria, e benché buona parte della maggioranza di centrosinistra gli abbia lavorato contro, ha sempre cercato con i vescovi un gioco di sponda.
Fu Prodi con un’intervista a Famiglia Cristiana, a giugno, a far uscire allo scoperto la Chiesa sulla spinosissima questione della fedeltà fiscale dei cittadini allo Stato, chiedendole di «fare la sua parte». A portare il cardinal Bertone, non prima però che questi gli avesse ricordato gli aumenti di stipendio dei parlamentari, ad ammettere alla fine che sì, pagare le tasse «è giusto». Purché, disse, «i frutti siano distribuiti ai poveri». Un sostegno importantissimo per il governo e la sua politica economica, che punta alla redistribuzione dei frutti sottratti all’evasione fiscale. Peccato che pochissimo tempo dopo sia riesploso il «caso Ici», con la denuncia dei Radicali alla Ue per le esenzioni concesse dallo Stato su una parte del suo enorme patrimonio immobiliare. In quell’occasione fu Bagnasco a togliere Romano Prodi, che tutto può meno che sconfessare la Ue, da un evidente imbarazzo. Bisogna affrontare «senza pregiudizi» il caso, disse Bagnasco, anche «per riconoscere con fiducia e gratitudine», e dunque anche «con atti concreti» l’azione sociale della Chiesa. Che, come ha detto ieri Benedetto XVI, «non chiede privilegi». E mentre il «caso lei» si dipana lentamente alla Commissione europea, niente di meglio di un finanziamento all’ospedale gestito dalla Curia, dunque, per apprezzare «con atti concreti» il ruolo dei vescovi e la posizione della Cei.