Questo ha dato luogo a conflitti e ostilità”, perché l’equilibrio tra l’amore per la Chiesa e la volontà di correggere i suoi difetti è difficile da raggiungere. Lo afferma un editoriale del Mensajero del Corazón de Jesus (1/06), il mensile dei gesuiti spagnoli, nel tracciare un bilancio degli ultimi 40 anni di vita della Compagnia di Gesù. L’entusiastico appoggio dato dai gesuiti al Concilio Vaticano II, si legge, e le profetiche anticipazioni di p. Pedro Arrupe, hanno comportato un alto costo per l’Ordine, che è stato sospettato di “progressismo” e di connivenza con il comunismo, nonché di una eccessiva preoccupazione per la realtà terrena.
Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’editoriale, in una nostra traduzione dallo spagnolo.
Convocati dal p. Generale della Compagnia di Gesù, si sono riuniti a fine novembre a Loyola i provinciali gesuiti di tutto il mondo. Nell’agenda dei lavori, vari temi: quale struttura organizzativa risponda meglio alle sfide della globalizzazione, le priorità apostoliche sulle quali concen-trarsi, quale formazione per il gesuita di oggi e, infine, come incorporare i laici all’azione apostolica della Com-pagnia.
Prossimamente, inoltre, sarà convocata una Congrega-zione generale, da celebrare nel 2008, cioè una riunione di tutta Compagnia di Gesù. Questa camera dei rappre-sentanti dovrà pronunciarsi su quale deve essere la rotta dei figli di Ignazio nel primo quarto del secolo XXI.
I gesuiti sono stati, sotto la direzione di Pedro Arrupe, entusiasti sostenitori del Concilio Vaticano II. Il loro impegno a rinnovare la Chiesa in questa linea, ha avuto, tut-tavia, un alto costo nella loro stessa istituzione. Il risana-mento che ogni riforma comporta è cominciato all’interno della loro stessa casa. Molti dei membri hanno lasciato la Compagnia e il numero delle vocazioni si è ridotto, so-prattutto nel Nord consumista e sazio. La qual cosa ha causato un notevole invecchiamento dell’età media degli attuali gesuiti.
D’altro lato, la direzione di Arrupe e le sue profetiche anticipazioni hanno lasciato interdetti, dato il cam-biamento che il papato di Giovanni Paolo II aveva introdotto nella Chiesa. Da paladini del romano pontefice hanno finito con l’essere sospettati di “progressismo”, di connivenza con il comunismo e di eccessiva preoc-cupazione per la giustizia terrena, disattenti alla salvezza eterna…
I successi di folla dei viaggi papali hanno fatto credere nell’efficacia di questa pastorale più spettacolare che pro-fonda, ma non hanno ridotto la forte breccia che si è aperta tra una società tecnologica – molto avanzata, di ambito globale, che continua ad emarginare i poveri – e il dettato della fede e della morale cristiana, così come vengono ufficialmente proclamati.
I gesuiti si sono presi un “tempo di silenzio” in questi anni nei quali, tuttavia, non hanno allentato l’attenzione verso alcune piaghe laceranti lasciate aperte nel secolo passato: la triste sorte dei rifugiati e di quanti hanno dovuto forzo-samente lasciare le loro case, il cui numero è sempre in crescita; l’orrenda realtà del Continente africano, vittima di inestinguibile fame, di violenza, guerre provocate a volte dal Nord, odii tribali, conflitti di religione e una sanità quasi inesistente che l’Aids ha smantellato in modo spaventoso; la lotta per il riconoscimento effettivo dei diritti umani; la promozione dei più sfavoriti, la denuncia di regimi corrotti; il dialogo della fede cristiana con le culture e le altre re-ligioni…
La fedeltà creativa dei gesuiti verso la Chiesa non sempre è stata ben compresa e accettata. Questo ha dato luogo a conflitti e ostilità. Non sono neanche mancati alcuni inciampi e perfino errori di membri della Com-pagnia che hanno dato luogo a reprimende. La verità è che non risulta mai facile l’equilibrio fra l’amore alla Chiesa di Cristo e la censura dei suoi difetti con l’intenzione di correggerli. Si potrà indovinare o no in questo caso, ma non si dovrebbe dubitare che la critica dei gesuiti nasce dall’amore e non dalla cattiva fede.
La Compagnia di Gesù costituisce un punto di riferi-mento importante per la vita consacrata nella Chiesa e anche per alcuni movimenti laicali. In questo anno giubilare che stanno celebrando dovrebbero riflettere non solo sui loro problemi, cosa molto legittima, ma anche sulla stessa Chiesa della quale fanno parte e che vogliono più fraterna ed evangelica. Come ogni buon cristiano.