RADICALI ROMA

Radicali, terza donna alla guida Pannella lancia la Bernardini «Però chiamatemi segretario»

  Un siparietto politico che vale un ritratto, quello di Rita Bernardini, probabile nuovo segretario dei Radicali italiani: «Nel 2001 ricoprii l’unica carica istituzionale, fui per quattro mesi consigliera comunale a Roma. Piantai una grana contro i “pianisti”, che spudoratamente votavano al posto di altri assenti. Proposi di far seguire le votazioni con una telecamera. Mi avvicinò un esponente Ds: Cittadina Bernardini, ma ti rendi conto di quello che hai fatto?'”. Rita si diverte ed è la risata un po’ roca che conoscono gli ascoltatori di Radio Radicale: «Era evidente il messaggio. Cioè che erano tutti d’accordo, maggioranza e opposizione. Io rompevo le scatole. Ricominciata la legislatura senza di me, so che tutto è rimasto come prima”.

 

 

 

 L’appuntamento è a Padova da giovedì 2 novembre a domenica 5: i Radicali italiani, approdati al quinto congresso nazionale, dovranno eleggere il successore di Daniele Capezzone, ora presidente della Commissione attività produttive della Camera. Marco Pannella ha ragionato sulla incompatibilità del doppio incarico («quando uno è impegnato a livello istituzionale e se ha una grande responsabilità di opinione pubblica è bene che abbia il minimo di incombenze di partito»). E ha lanciato la candidatura di Rita Bernardini, romanissima («che si sente?» chiede ironizzando sull’evidenza dell’accento), 54 anni a dicembre, radicale dal 1974 («dai tempi del divorzio»), ora tesoriera impegnata a far quadrare conti difficili: «L’autofinanziamento ha fruttato quest’anno 400 mila euro. Ovvero pochissimo. Gli iscritti sono 1.700». Il suo più che probabile programma si soffermerà molto sugli aspetti pratici: cercare più fonti di denaro, tentare di portare le iscrizioni a quota 4-5.000.

 

 

 

 A proposito: segretaria o segretario? «Ho sempre optato per la parola “tesoriera”. In queste ore ho riflettuto su “segretaria”. Devo dire che qualche problemino c’è e non credo di sbagliarmi. Forse sarebbe meglio “segretario”». Dunque Rita Bernardini sarebbe il terzo segretario radicale donna, una assoluta rarità in un panorama politico italiano che vede solo uomini compattamente ai vertici di tutti i partiti organizzati. La prima fu Adelaide Aglietta, scomparsa nel maggio 2000 a nemmeno sessant’anni: guidò il partito in un biennio bollente, dal 1976 al 1978, incluso il sanguinoso 1977. Un anno dopo fu anche capogruppo alla Camera e nel 1994 fu capogruppo europeo dei Verdi a Strasburgo. La seconda è stata ovviamente Emma Bonino, con Marco Pannella l’autentico marchio dei Radicali italiani, presidente del partito Radicale Transnazionale dal 1991 al 1994. Naturalmente c’è anche la figura di Adele Faccio, deputata e protagonista di tutte le battaglie storiche, ma mai approdata a posti di comando.

 

 

 

 A quale dei due segretari donna si ispirerebbe, Bernardini? «Dal punto di vista della grinta, della voglia di combattere guarderei sicuramente a Emma e sarebbe difficile non farlo. Ma di Adelaide riprenderei la sua grande attenzione nei confronti del partito, della sua vita quotidiana. Il nostro iscritto è insieme un “resistente”, perché è difficile resistere alla vita radicale, e anche un “dirigente” perchè nei congressi può eleggere ed essere eletto, quindi occorre seguire bene sia i nuovi tesserati che i vecchi…». Proprio per far lievitare sia le cifre del tesseramento che quelle del bilancio. Ma perché i radicali eleggono con questa facilità una donna segretario? «Ho molta difficoltà a rispondere a questa domanda. Perchè ci viene, come dire, naturale. Perchè per i radicali essere una donna non è un problema». Parola di futuro segretario radicale.