RADICALI ROMA

Regina Coeli, vita difficile per un detenuto gay

“Proprio mentre in aula si sta discutendo della proposta di legge tesa ad istituire, a livello nazionale, la figura del Garante per i diritti dei detenuti, si viene a conoscenza della grave condizione in cui versa un detenuto di cittadinanza brasiliana all’interno del carcere di Regina Coeli a Roma”. Il vice capogruppo di Italia dei Valori alla Camera, Fabio Evangelisti, interviene sul caso del trentenne brasiliano detenuto nel carcere romano.
A rendere pubblico il drammatico caso di Luciano M., è stato il Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti, Angiolo Marroni.
Dichiara Evangelisti: “è inammissibile che il detenuto, per altro alla sua prima esperienza in carcere, sconti, oltre alla sanzione detentiva, una pena ben più pesante a causa della sua omosessualità: l’isolamento in termini fisici e sociali”.
“Il caso del giovane detenuto omosessuale – sottolinea Evangelisti – segnalato dal Garante Marroni, figura istituita dalla legge regionale del Lazio nel 2003, ci offre una duplice osservazione. Da un lato, essa rappresenta l’ulteriore dimostrazione della fallacità di chi ha ritenuto l’indulto una panacea di tutti i mali del sistema penitenziario nazionale.
Dall’altro, una grande opportunità di considerare in maniera concreta l’utilità e la necessità di istituire una figura istituzionale che garantisca quei diritti inalienabili anche per i detenuti”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, denunciando “l’ennesima discriminazione ai danni di un gay”. “Il ragazzo omosessuale detenuto nel carcere di Regina Coeli – afferma in una nota – a causa del suo orientamento sessuale è costretto a vivere da solo in cella, e non può nemmeno usufruire dell’ora d’aria e soprattutto della socializzazione con gli altri detenuti”.
Il Circolo Mieli ha reso noto che di concerto con il presidente della Consulta Cittadina per i problemi penitenziari del comune di Roma, Lillo Di Mauro, si sta attivando per poter andare a trovare in carcere il ragazzo “per dimostragli che non è solo, abbandonato e discriminato”.
Inoltre il Circolo Mieli è intenzionato “a fare pressioni sull’amministrazione penitenziaria per far si che entro brevissimo tempo, egli possa essere trasferito nel carcere di Rebibbia, nella sezione riservata alle persone transessuali, dove le condizioni ambientali gli permetterebbero di avere una vita più dignitosa e di scontare la sua pena senza il peso dell’esclusione e della discriminazione”.