RADICALI ROMA

Rifiuti: Raggi inganna i cittadini da 2 anni, ora si assuma le responsabilità

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“Siamo molto grati al Ministero dell’Ambiente, che è intervenuto nella questione rifiuti di Roma e ha finalmente ‘stabilito’ che spetta alla Città metropolitana, e quindi a Raggi, indicare i siti idonei per costruire nuovi siti di trattamento rifiuti: ci preme però ricordare alla Sindaca che, per capire di chi fossero le competenze e per evitare questi due anni di stallo insopportabile sarebbe bastato leggere il Testo Unico Ambientale, che all’art. 197, comma 1 lettera d), dice chiaramente che tocca alle province o alle città metropolitane individuare le zone idonee (cosiddette zone bianche) e quelle non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti; e solo successivamente, se AMA (e perciò il Comune) decidesse di smaltire i rifiuti all’interno della provincia una società, pubblica o privata, potrebbe presentare alla Regione Lazio un progetto di discarica in una delle zone indicate”. Lo dichiarano in una nota Alessandro Capriccioli, consigliere regionale del Lazio di +Europa Radicali e Massimiliano Iervolino, vice coordinatore di +Europa.

“Oltre a non aver individuato in questi due anni e mezzo i siti per le discariche”, continuano, “Raggi non è stata neanche in grado di aumentare la raccolta differenziata a livelli adeguati per procedere alla chiusura di uno dei 4 Tmb attivi a Roma, ovvero il Tmb Salario. La chiusura o riconversione di quell’impianto, al netto del fallimento delle politiche sulla differenziata, sarebbe possibile solo se si trovasse un altro impianto regionale dove trattare questo indifferenziato. Qualora venisse certificata un’emergenza sanitaria nella zona in questione o ci fossero problemi autorizzativi riferibili all’impianto, potrebbe essere facilitata da un’ordinanza contingibile e urgente firmata dal sindaco di Roma o dal Presidente della Regione, a patto che altri impianti abbiano disponibili le volumentrie necessarie per sostituire la portata del Tmb Salario. Un’eventuale chiusura dell’impianto senza soluzioni alternative porterebbe la Capitale ai livelli di Napoli anni 2000: questa è la verità, il resto è pura demagogia”, concludono.