RADICALI ROMA

Roma aiuta chi è più fragile? Appello per piano di intervento sociale

A Roma pochissime, pochissime sono le iniziative dell’amministrazione attivate a tutela di chi è più fragile, per gli anziani, i quarantenati o per chi una casa non ce l’ha.

La nostra città può fare affidamento sui suoi Municipi che stanno cercando di pubblicizzare l’esistenza di vari presidi a sostegno di chi ne ha bisogno. Nella Capitale poi sono attive tante aziende del privato sociale e realtà del volontariato che intervengono a sostegno di chi ha bisogno, come possono.

Nonostante questo, l’intero sistema continua ad essere scoordinato e lascia soli molti anziani o chi oggi è in quarantena con febbre e tosse senza poter sapere se questo dipenda dal virus o da una banale influenza a causa della politica adottata sui tamponi.
Molti di loro non arrivano a chiedere aiuto per mancanza d’informazione e, anche quando riescono, non sempre ottengono l’aiuto che serve. I numeri verdi hanno ore di attesa. Continua ad essere difficile soprattutto per anziani, e per chi vive da solo, reperire i farmaci, fare la spesa, buttare l’immondizia, senza uscire da casa.

La sindaca Raggi, in attesa dell’elaborazione di un piano straordinario, ha ritenuto di rilanciare la richiesta di riaprire gli Ospedali San Giacomo e Forlanini. Tuttavia l’argomento non è di pertinenza del Comune, ma degli esperti coordinati dalla Regione che si stanno attivando per aprire un terzo polo ospedaliero straordinario.

Al contrario, ci sono molti problemi di cui la competenza diretta è propriamente di Roma Capitale e dunque della Giunta Raggi.
È assolutamente urgente la presenza ATTIVA e COORDINATA del Comune di Roma tra i cittadini in termini di interventi ed informazione.
Il materiale che di solito ci entra in casa, come avvisi burocratici di vario tipo o nel periodo elettorale, dimostrano che è possibile raggiungere i Romani in modo capillare per offrire aiuto, informazione e conforto. Per chi non è in condizione di chiedere aiuto è giusto che un supporto concreto sia offerto dall’Amministrazione. Roma Capitale può fare affidamento sulle migliaia di dipendenti comunali e deve essere capace di coordinarli anche con forme di smart working per un intervento efficace.

Prime cose da fare:

COORDINAMENTO CENTRALIZZATO DEGLI INTERVENTI SOCIALI

L’Amministrazione è l’unica ad avere, o a poter acquisire rapidamente, le necessarie competenze per mappare i bisogni di chi vive in città. Chiediamo dunque di prevedere un coordinamento centralizzato che organizzi il lavoro dei servizi sociali dei municipi con quello delle ASL, delle aziende sociali e associazioni di volontariato operanti sul territorio nella loro opera di sostegno alle persone più in difficoltà, come gli anziani soli o tutti coloro che per le più varie contingenze non siano autonomi nel approvvigionarsi cibo, medicine etc.
Essenziale l’attivazione di un contact center specifico del Comune (lo 060606 oggi rimanda ad altri numeri verdi o ad altri soggetti come Regione o Croce Rossa) dedicato agli anziani e alle persone fragili più a rischio, capace di aprire un “Ticket” per ogni situazione di reale disagio ed attivare un gruppo di lavoro di “custodi sociali” – come avviene a Milano – per il coordinamento di Asl, farmacie e supermercati più vicini, per la consegna gratuita dei farmaci e della spesa. Fondamentale assegnare a ciascuna associazione una definita parte di territorio cittadino su cui operare.

ACCOGLIENZA SENZA FISSA DIMORA

Sono migliaia le persone senza una dimora che in questi giorni di emergenza hanno bisogno di attenzione e di interventi straordinari, come ha ricordato anche il capo dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, chiedendo a Comuni e Regioni di occuparsene.
Non basta, come ha stabilito un ordine del giorno approvato ieri dall’Assemblea capitolina, la garanzia dell’immunità dalle sanzioni previste dal Governo per i volontari impegnati nei servizi di assistenza alle persone disagiate.
oggi è del tutto insufficiente il numero dei posti a disposizione nel circuito di Roma Capitale tra centri di prima assistenza ed emergenza freddo: per questo chiediamo di assicurare un posto in accoglienza alle persone senza dimora, nel superiore interesse della tutela della salute dei medesimi e della collettività, tramite l’inserimento per quanto possibile nel circuito di accoglienza cittadino e la predisposizione e l’allestimento di ulteriori strutture in grado di assicurare tutela e assistenza a quanti ne abbiano bisogno.

RIFUGIATI

Riguardo ai cittadini stranieri richiedenti asilo o beneficiari di protezione (internazionale o per motivi umanitari), chiediamo all’amministrazione di attivarsi con il Prefetto per sospendere le fuoriuscite dai centri per quanti hanno concluso il loro progetto di accoglienza e di accelerare il trasferimento nelle strutture per quanti ne abbiano diritto e siano in attesa di accedervi, creando eventualmente ulteriori posti nei circuiti per richiedenti asilo (CAS) e per i titolari di protezione internazionale (SIPROIMI), cui far accedere chi ne abbia già beneficiato e, una volta fuoriuscito da quei circuiti, si trovi a fronteggiare una temporanea situazione di emergenza abitativa.

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