RADICALI ROMA

"Roma e la Regione non possono restare soli".

“Non vogliamo restare da soli”. Dal palco dell’assemblea dell’Unione industriali di Roma, il sindaco Veltroni guarda negli occhi i vari ministri presenti (tra cui “Gentiloni, uno dei miei preferiti”) e lancia un appello al governo: “Alla Capitale servono infrastrutture per la mobilità: in larga parte abbiamo anticipato i soldi, ma non possiamo essere abbandonati ai noi stessi”. Non solo: Veltroni corre anche in aiuto del governatore Marrazzo, che è lì accanto ad ascoltarlo: “La Regione ha un buco sanitario enorme. Dieci miliardi di euro sono una tragedia che non si può mettere da parte, è un peso che graverà per lungo tempo su ognuno di noi. La giunta regionale non può farcela senza il sostegno di tutti”.

Annuiscono Lanzillotta, Mastella, Melandri, Gentiloni. Ministri e non solo: perché alla reunion degli industriali romani partecipano anche illustri esponenti della Cdl come Alemanno, Letta e Gasparri. Veltroni si fa forte del celebrato modello capitolino: “Da Roma in questi anni è arrivato un messaggio che vale per tutto il Paese: quello della ricerca del nuovo. Abbiamo fatto scelte coraggiose e difficili e siamo cresciuti tre volte in più rispetto al Paese, con più occupazione e più imprenditoria. Anche al femminile. Roma ha una leadership economica, sociale e culturale che prima non aveva, perché è un posto carico di energia”. Il sindaco parla delle politiche sociali “di inclusione e del nuovo sistema di relazioni tra le comunità”, ma spiega pure che il valore della crescita culturale di Roma non migliora soltanto la qualità della vita: “Avanza anche l’economia e infatti la nostra città in questi anni ha avuto le migliori performance, a livello europeo, per quanto riguarda l’incremento del turismo. Nei prossimi tre-quattro anni realizzeremo opere tra cui i mercati generali e i campus universitari; spero anzi che la Luiss, che troverà nel cuore della città la sua nuova sede, potrà concorrere ad essere come la Bocconi a Milano”. Poi in sindaco ricorda che Tor Vergata diventerà tra breve il primo grande campus europeo per dimensioni.

Infine Veltroni lancia lo sguardo al futuro: “Le piccole imprese romane stanno crescendo soprattutto nell’ottica dell’innovazione. Ora speriamo di avere qui il progetto Galileo e vi preannuncio che altre importanti aziende hanno deciso di trasferire nell’Urbe il loro ‘headquarter’. Ma ci vuole la cultura delle regole, basta con il particolarismo corporativo: questa è la nostra nuova sfida”. Il sindaco si scalda solo in due momenti: quando parla del debito sanitario regionale e nel riferimento ad Alitalia. “Mi spiace leggere che secondo Cimoli si può fare a meno di una compagnia di bandiera. Qui non parliamo di banche, ma del vettore nazionale. Non mi pare che Lufthansa sia stata venduta o Air France o British Airways. Non c’è nessun grande Paese europeo che non abbia una compagnia nazionale e noi dovremmo essere l’unico? Alitalia va rafforzata con l’aiuto dei sindacati. Poi si potrà pensare alle alleanze internazionali”.

MARRAZZO ALLE IMPRESE: “AVETE LAVORATO CON ASL CHE NON FACEVANO I CONTI”
Sollevato dalle parole di sostegno di Veltroni, il governatore rilancia: “Per risanare il deficit della Sanità è necessario fare pulizia tutti insieme”. Non a caso, aggiunge, “voi imprenditori avete lavorato per anni con un sistema sanitario senza che le Asl facessero i conti”, in questo senso Marrazzo chiede agli imprenditori di “fare un esame di coscienza rispetto a questo”. Anche il governatore ricorda che “la Regione da sola non può farcela, serve una soluzione condivisa”. Il problema è sicuramente quello di ripianare il deficit, ma anche quello di “ridurre una spesa che oggi tocca i 788 milioni di euro l’anno”. Rivolto al presidente degli industriali romani, Luigi Abete, nella veste però di esponente del mondo bancario, Marrazzo ricorda che una parte del deficit regionale è fatto di interessi da pagare alle banche: “Sapete che da istituti bancari e finanziari italiani ed esteri è stato acquistato il debito della Regione Lazio, che produce oggi il 10% di interesse l’anno. E’ un debito non cartolarizzato, che si trova nelle pance delle banche. In passato, con la cassa si coprivano politiche di debito – spiega – e con le politiche di debito si copriva la cassa”.

GASBARRA: “SEMPLIFICHIAMO LE ISTITUZIONI”
Il presidente della Provincia Gasbarra, dal canto suo, fa presente che “è giunto il momento di semplificare le istituzioni cominciando dallo Stato per arrivare alle amministrazioni periferiche. Oggi, che si sta per scrivere il nuovo codice degli enti locali, si tenga conto di come le nostre amministrazioni hanno ottenuto grandi risultati. E li hanno ottenuti dentro la stessa rete di impossibilità che governa le attività delle istituzioni oggi. Mi piace sottolineare l’ottimo giudizio che è arrivato per noi da Standard&Poor’s”. Gasbarra chiude sostenendo che bisogna “tagliare percorsi inutili, sfoltire le poltrone, ma soprattutto scrivere competenze e semplificazioni tali da sapere alla fine chi fa cosa. Solo così si diventa competitivi nel Paese e in Europa”.

ABETE: “UNA CONSULTA DELLE IMPRESE ROMANE”
Nella sua relazione introduttiva, di fronte al presidente di Confindustra Montezemolo, il presidente delle imprese romane, Luigi Abete, annuncia che nelle prossime settimane “faremo con Ania, Abi e Confindustria la Consulta delle imprese di Roma, un luogo di coordinamento e di decisioni sulle politiche per il territorio”. L’intervento di Abete spazia su vari fronti: “Riconosciamo il percorso di modernizzazione avviato da Roma, che inizia con Petroselli e arriva fino all’impegno dell’amministrazione Veltroni”. Un impegno che però, dice, “va accelerato” con un occhio alla gestione dei problemi quotidiani del presente. Poi aggiunge che l’obiettivo “delle piccole e medie imprese di Roma è rispondere con una offerta adeguata all’economia del tempo libero, mentre devono crescere pure le medie imprese internazionalizzate”. Quindi il capo degli industriali romani chiede che “si apra alle liberalizzazioni” soprattutto nel campo dei servizi pubblici. E smentisce “il luogo comune” che ci sia troppo lavoro precario e che la produttività sia calata: “Nella fabbrica non è così”. Abete infine ribadisce a Marrazzo “la disponibilità delle imprese romane a rinunciare a qualcosa per concorrere a superare i problemi del deficit nella sanità” ma chiede di “eliminare la cultura della frammentazione e dei mille corporativismi”. In questo senso per il capo degli industriali romani “è urgente fare le riforme per modernizzare il Paese. Noi il federalismo lo vogliamo, altri non credo”.