RADICALI ROMA

Roma fa schifo – Si esce da Mafia Capitale solo con una feroce discontinuità. Riccardo Magi è il nome giusto come nuovo presidente del Consiglio Comunale

Per scegliere il nuovo candidato al ruolo fondamentale di Presidente dell’Assemblea Capitolina l’amministrazione, la maggioranza e il sindaco devono muoversi nel solco dell’unica filiera che – forse involontariamente, come abbiamo più volte precisato – gli è riuscita piuttosto bene: la discontinuità. Perché? Semplice: perché è la filiera che più ha dato, dà e darà fastidio alle mafie che ancora chissà per quanto, inchieste o non inchieste, spadroneggeranno in città. Sia nella vita economica della città, sia nella vita politica della città, ma soprattutto nella modalità, nel modus operandi e specialmente nel modus pensandi di alcune centinaia di migliaia di cittadini. Mentalità mafiosa, intendiamo dire. A tutto questo, che noi chiamammo 20 giorni fa “demi monde” e che la Procura della Repubblica ha giustamente ribattezzato in italiano Mondo di Mezzo, ciò che dà più disturbo è la discontinuità. Lo capite dalle intercettazioni, lo individuate chiaramente leggendo le carte: si sentono spiazzati quando non hanno i loro riferimenti. Doversi ricostruire una rete di protezione, un network condiscendente, li mette in difficoltà. È l’unico momento in cui devono abbassarsi, piegarsi, umiliarsi. È l’unico intervallo della loro vita criminale in cui da “re di Roma” si trasformano in “mignotte”. Dobbiamo andare a “bussacchiare” agli uffici spiega il mafioso Carminati al commentatore radiofonico Marione. Un lavoro meschino, povero, a basso valore aggiunto.

 

Li metti in difficoltà, insomma, se dai chiari segnali di discontinuità. Devi mettere persone sbagliate al posto sbagliato, rispetto alle loro aspettative. Devono ritrovarsi interlocutori che non parlano la loro lingua. Come l’assessore Cutini, che infatti è stata bersagliata di critiche per un anno e mezzo per il semplice fatto di essere estranea ai giri che garantivano guadagni “superiori alla droga” grazie agli appalti dell’assistenza agli immigrati. E come il sindaco Marino stesso, crocifisso per un permesso ZTL non rinnovato. Gente irregolare, marziana, diversa. È il momento della grande discontinuità e ogni scelta amministrativa deve essere compiuta in questo senso. Occorre cambiare la mentalità di una città prima ancora della sua spina dorsale amministrativa. Oggi Roma è un luogo dove il crimine, la prevaricazione, il depauperamento degli spazi comuni, la prepotenza e il ladrocinio sono considerati normalità dalla popolazione; oggi Roma è un luogo dove gli onesti, dove le persone per bene sono viste invece con sospetto. Ci si chiede chi le muova, cosa ci sia sotto, chi le paghi. I mafiosi si sono divorati il verde, le ciclabili, la raccolta delle foglie, l’assistenza degli immigrati (e questi sono solo i primissimi campi, ne usciranno cento altri). Hanno, insomma, reso pessima la qualità della vita di tutti i cittadini. Se non puoi portare tuo figlio al parco in maniera civile e decente è anche colpa di queste cooperative, se non puoi muoverti in bici senza rischiare la vita idem. Ebbene a fronte di tutto questo in qualsiasi città occidentale ci sarebbero manifestazioni, ci sarebbe gente esasperata in piazza, ci sarebbero fiaccole e forconi forse. Invece nulla. La mafia per decenni ha rubato soldi dalle tasche di chi li aveva guadagnati onestamente, e questi ultimi tuttavia non protestano. Una mentalità rassegnata al male.

La campagna “Sai Perché a Roma…” di Magi

Tutto questo per dire ancora una volta, torniamo a noi, che serve discontinuità. Probabilmente la discontinuità sarà un commissariamento (speriamo in un commissario bravo, speriamo soprattutto che duri molto e che abbia lucidità e eccellente staff). Ma se così non fosse c’è da scegliere una figura per il Consiglio Comunale oggi sguarnito di presidente e questa figura tra i consiglieri comunali c’è e si chiama Riccardo Magi. È uno dei pochi consiglieri che ha lavorato, appunto, in netta discontinuità con il passato. È stato colui che ha impallinato la manovra d’aula, (altri soldi rubati legalmente dalla politica e dalla mafia in nome delle clientele sul territorio) facendola saltare dopo anni e anni. È uno dei pochi consiglieri che ha provato a dire alcune cose scomode. È uno – come Umberto Croppi, altra risorsa per questa amministrazione di cui parleremo stasera – soprattutto che ha denunciato quello che è successo con enorme anticipo, inascoltato. È uno che ha puntato tutto sulla trasparenza, trasparenza che, se garantita, evita a monte il formarsi di fenomeni di clientela, di corruttela, di crimine più o meno organizzato.

Dal sito di Magi

Ignazio Marino difficilmente riuscirà a riprendersi le redini di una città sconvolta da inchieste incredibili, ma se ci riuscirà avrà solo un modo per trasformare un momento delicatissimo di difficoltà in un’opportunità enorme di riscatto civile, politico, amministrativo e soprattutto economico per una Roma impoverita e in declino. Questo modo è la netta discontinuità di scelte rispetto al passato. Fare scelte imponderabili, togliere la terra sotto i piedi alla corruzione e al consociativismo, nominare gente alla quale non possono arrivare, della quale non hanno il numero di telefonino o la e-mail corretta. Non è banale. Certo le discontinuità non si fermano qui, non si arrestano alle nomine perché la Mafia Capitale è un cancro che s’innesta sullo schifo della classe dirigenziale (dirigenziale, non politica, attenzione) della città. E allora discontinuità è iniziare a far girare in maniera vorticosa i dirigenti dei dipartimenti, una pozzanghera di lurido inenarrabile che neppure emerge con contorni chiari, per ora, da Mondo di Mezzo e dalle sue  (prime) carte. Questo dovrà essere il secondo step: il primo è il rimpasto della Giunta, con assessori che diano il senso di una svolta (tutelando chi alcune svolte – Leonori con i cartelloni, Masini con gli appalti e finalmente la messa all’angolo dei funzionari, Improta… – sta già faticosamente cercando di darle), e la nomina di una personalità disruptive a capo dell’Assemblea Capitolina. Ogni nomina deve essere una perturbazione.

da Roma fa schifo