RADICALI ROMA

Roma “maglia grigia” nel rapporto di Legambiente

In fatto di politiche ambientali le strategie di sostenibilità adottate dall’Amministrazione capitolina non sono del  tutto  scoraggianti. Ad affermarlo è la ricerca “Ecosistema urbano Europa”, la prima in materia di benchmarking ambientale all’interno dell’Unione europea, realizzata da Legambiente e dall’istituto di ricerca Ambiente Italia. Lo studio prende in esame i dati relativi all’inquinamento atmosferico, ai consumi idrici, alle aree verdi, alla gestione dei rifiuti e all’uso del trasporto pubblico  di ventisei città della Ue tra cui Roma, Milano, Napoli, Parigi, Londra e Stoccolma.

Trasporti pubblici e sviluppo sostenibile sono i settori che vedono Roma ai primi posti delle classifiche europee. Rispetto al trasporto pubblico i dati parlano chiaro: i romani, con i loro 481 viaggi l’anno contro i 238 degli abitanti di Bruxelles, sono tra i più numerosi frequentatori di mezzi pubblici.

Sul versante delle piste ciclabili la capitale precipita, invece, agli ultimi posti della classifica. Occorre infatti  riconoscere che i suoi 3 metri di pista ciclabile ogni cento abitanti contro i 193 di Helsinki, cui spetta il primato, sono decisamente pochi. Roma non passa nemmeno l’esame su smog e inquinamento atmosferico, elementi di criticità, a dire il vero, comuni a molte città esaminate da Legambiente e Ambiente Italia. Tant’è che solo in alcune aree urbane del campione come Helsinki (ancora la capitale finlandese!) o Goteborg i valori dello smog sono contenuti entro i limiti di legge.

“Le nostre metropoli – dice Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente – abbondano di polveri sottili; Roma  si salva nel trasporto pubblico e nello sviluppo sostenibile grazie agli ottimi investimenti nel solare sugli edifici pubblici”. La capitale italiana, con la diffusione di impianti solari (oggi supera i 1000 kw di potenza installata), può confrontarsi senza timori con le migliori esperienze nel campo delle politiche di supporto allo sviluppo delle fonti rinnovabile e all’efficienza energetica. Ma ciò non basta a farla balzare in avanti dalla quint’ultima posizione nella classifica sulla qualità ambientale, con Napoli e Milano (rispettivamente all’ultimo e penultimo posto) emblematici fanalini di coda.

Alla luce di questi risultati non possiamo dar torto a Della Seta quando dice che Roma (con le altre città italiane) sta scontando i ritardi di politiche nazionali da sempre poco attente alle questioni ambientali. Perché se i problemi della concentrazione di Pm10 sono comuni a gran parte delle città europee, le risposte (almeno finora) non lo sono affatto.

Per fortuna la capitale mostra segnali incoraggianti in altri settori. Come nella raccolta differenziata dei rifiuti che, dopo il preoccupante flop dei primi tempi, è arrivata  al 13%.

“La ricerca – tiene a precisare il presidente di Legambiente – non è stata effettuata per dare i voti alle città, ma per verificarne lo stato reale di salute  e migliorare le strategie per ridurre le criticità ancora esistenti”.